Acqua all’arsenico
«Ho letto le notizie sulla presenza di tracce di arsenico nell’acqua potabile in 128 comuni di molte regioni italiane. Non si può non reagire verso un pericolo del genere?»
Giuseppe Assà – Milano
In alcune zone del pianeta la concentrazione dell’arsenico nell’acqua supera i 300 microgrammi per litro (μg/l) con effetti letali per la popolazione.
Un μg è la milionesima parte di un grammo ma il veleno è così potente che se ne possono prevedere conseguenze dannose nel medio termine anche con concentrazioni ridottissime. Così si è espressa la Commissione europea in una decisione dell’ottobre del 2010 con cui ha negato all’Italia un ulteriore proroga nello sforamento del valore massimo di 10 μg/l stabilito in una direttiva vigente dal 1998 sulla «qualità delle acque destinate al consumo umano». Una precedente direttiva europea del 1980 aveva stabilito il limite molto più alto di 50 μg/l. Evidentemente, secondo la commissione, sono emerse prove scientifiche per cui «valori di 30, 40 e 50 μg/l determinerebbero rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro».
Dalla direttiva del ’98, ad ogni deroga, si è aggiunto l’impegno di costose opere di bonifica per quei comuni dove la presenza dell’arsenico è dovuta alla particolare composizione del terreno, per non parlare dell’inquinamento diffuso. Dopo il “basta proroghe” europeo si sono attivate unità di crisi e risorse per milioni di euro.
Un’associazione di consumatori, il Codacons, ha avviato una “class action” e ogni utente può sollecitare il gestore dell’acqua e la Asl tramite una raccomandata A/R per richiedere la “dearsenificazione” dell’acqua, indagini epidemiologiche e il rispetto dell’obbligo di informazione. Quanti sanno del pericolo? Ma occorre un’azione decisa per andare alle radici di una gestione del bene comune sempre più scarso come è l’acqua e che chiama in causa tanti fattori. Ad esempio la crescente cementificazione del suolo, che impedisce l’alimentazione delle falde sotterranee, non è estranea al problema. E non esiste solo l’arsenico.