Accordo sull’energia per la Penisola iberica

Spagna e Portogallo hanno concordato a livello europeo un accordo temporaneo per l’interscambio energetico, in attesa di un’eventuale attuazione dell’interconnessione europea.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez parla con il primo ministro portoghese Antonio Costa (AP Photo/Geert Vanden Wijngaert)

«Sovranità energetica», un concetto che non conoscevamo, tranne i settori specializzati, fino a quando l’attuale crisi lo ha reso quasi popolare. Sì, perché il bisogno di energia, ed energia a un prezzo accessibile, interessa a tutti. Qualcosa di simile è accaduto in un’altra crisi, quella finanziaria del 2008, quando il termine «premio al rischio» è entrato nelle normali conversazioni senza capire bene di cosa si trattasse, ma solo attenti a vedere che la cifra non salisse oltre i 300 o 400 punti base, perché allora gli investitori non avrebbero dato affidabilità all’economia del Paese, e ciò avrebbe potuto influire negativamente sul mio lavoro.

Il conflitto in Ucraina ci ha fatto inghiottire immagini di dolore e distruzione, provocando mal di cuore (e di pancia) a tanti. Anche dopo aver goduto di un certo sollievo con i molti fatti di solidarietà da parte dei comuni cittadini, alle volte in modo eroico, ora invece sta mettendo in evidenza un settore di cui appunto non siamo sovrani: l’energia.

Ancora di più: il «corpo unito» che vorrebbe essere Europa fa acqua qua e là. Si era visto durante la pandemia nel settore sanitario, costretto a fare salti mortali per un coerente coordinamento tra i diversi Paesi, e si ripete ora a causa della dipendenza energetica, e non solo dal gas russo.

In questo contesto critico, anche in mezzo ad un percorso con cui l’Europa vorrebbe diventare più verde mediante fonti di energia meno inquinanti o non inquinanti affatto, scatta il preoccupante bisogno di assicurare il rifornimento energetico a breve e medio termine, affinché le proteste sociali, come sta accadendo in Spagna con lo sciopero dei trasportatori (ieri non ho trovato più latte al supermercato), non diventino un conflitto con pesanti conseguenze. Di nuovo le politiche europee devono adattarsi alle circostanze.

Venerdì scorso, dalla riunione a Bruxelles dei Paesi membri dell’Ue, è uscito un nuovo termine da imparare: «isola energetica», che sta definendo il basso livello di interconnessione energetica tra un territorio e i suoi vicini. È il caso della penisola Iberica. Ed è con questa definizione che i Primi ministri António Costa (Portogallo) e Pedro Sánchez (Spagna) sono riusciti a far approvare, per un tempo limitato, la cosiddetta «eccezione iberica» ​​nel mercato elettrico, affinché Portogallo e Spagna possano adottare misure specifiche per controllare i prezzi dell’energia in modo indipendente dalla politica europea comune. «La penisola iberica ha una situazione speciale – ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen – e per questo abbiamo concordato un eventuale trattamento speciale in modo che possa far fronte alla situazione in cui si trova». In linea di massima, come ha affermato Sánchez: «Saremo in grado di stabilire un prezzo di riferimento per il gas con cui è prodotta l’elettricità. Questo significherà senza dubbio un calo dei prezzi». Si pensi che nel mese di febbraio il prezzo dell’energia elettrica in Spagna è salito oltre il 600% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Questa misura mette in crisi l’accordo che stabiliva che tutte le energie nel mercato europeo si regolano secondo il prezzo della più costosa, il gas, che nella penisola Iberica però non arriva dalla Russia, ma dall’Algeria, e poi nel caso della Spagna il 70% dell’energia prodotta è rinnovabile o nucleare: energie che hanno costi inferiori.

Nell’attuale situazione europea, un sistema di interconnessioni energetiche avrebbe reso i Paesi membri non dipendenti dal gas russo, nè sarebbero stati costretti ad acquistare gas liquefatto dagli Usa. Mancano però alcune strutture per realizzare l’interconnessione. Ecco perché vengono rispolverati vecchi progetti messi da parte perché ritenuti all’epoca troppo costosi, come il gasdotto Midcat tra Spagna e Francia… Anche se per ora è solo una timida proposta.

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