Accordo politico tra Pd e M5S, incarico a Conte

Nonostante gli ultimi tentativi di Salvini, è stata sciolta la riserva per un nuovo esecutivo in via di formazione che presume un governo di programma, tutto da verificare
ANSA/Francesco Ammendola - QUIRINALE PALACE PRESS OFFICE

Accordo politico con il Pd e incarico a Giuseppe Conte per formare il nuovo governo.  Con poche parole Luigi Di Maio ha sciolto ogni riserva per quello che sembrava impossibile solo un mese addietro, prima cioè della rottura improvvisa della Lega del contratto con i 5 stelle che sembrava condurre, inevitabilmente e di corsa, alle urne entro il mese di ottobre.

Come partito di maggioranza relativa, i pentastellati, che non rinnegano il lavoro finora compiuto, hanno imposto la riconferma del nome di Conte che, da perfetto sconosciuto, si è guadagnato i gradi sul campo, offrendo il volto rassicurante, moderato ed educato, di una coalizione gialloverde che è apparsa comunque soggiogata, a partire dalla questione migranti, dalla volontà prevalente di Matteo Salvini, abile a usare gli strumenti della comunicazione di massa.

A quanto pare l’elegante professore pugliese incontra il favore tra l’opinione pubblica, soprattutto dopo aver esercitato, in Senato, una arringa di accusa a reti unificate contro un Salvini costretto al silenzio dalla procedura prevista in sede parlamentare. Il rispetto delle regole e delle forme in sede istituzionale ha avuto un peso decisivo nella gestione della crisi con il riconoscimento generale del ruolo del presidente Mattarella, sempre più decisivo quanto consegnato al silenzio della sua funzione.  Anche il rito delle delegazioni che salgono sul colle ha mantenuto la solennità dei tempi e dei gesti, con il contorno dei corazzieri, di un palazzo che è bene ricordare, per estensione è 10 volte quello della Casa Bianca di Washington.

È proprio dagli Stati Uniti è arrivato preventivamente un messaggio di incoraggiamento a Conte da parte di Donald Trump, di ritorno dal vertice del G7 in Francia. Un segnale apprezzato e vantato da Di Maio, non sappiamo se con imbarazzo dal Pd, nel suo discorso, letto dopo aver conferito con il presidente della Repubblica italiano, al quale ha rivelato di aver anche ricevuto l’invito da parte di Salvini a mantenere in piedi il vecchio governo, sostituendo Conte con lo stesso Di Maio. Offerta rifiutata cortesemente dal capo politico del M5S che ha così vantato  di badare più al bene del Paese che al tornaconto personale, rivendicando il superamento da parte del suo “movimento” delle categorie novecentesche di destra e sinistra. Hanno cioè un programma che può realizzarsi comunque con alleati di diverso colore.

Una conferma dell’apertura di più forni, come si dice nel gergo politico, fino all’ultimo momento, con il rischio evidente di produrre un pane, cioè il nuovo governo, ancora poco cotto o non lievitato. Tutto si è svolto, in effetti, in grande fretta e ora tutto dipende dalla mediazione che riuscirà a svolgere Conte che riceverà da Mattarella il 29 agosto, alle 9.30, formalmente l’incarico a perfezionare la squadra del nuovo governo che ha i numeri per ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento.

La consultazione interna al M5S tramite la piattaforma Rousseau non pare posta, come sembrava in maniera del tutto anomala,  quale precondizione di accettazione da parte dei pentastellati, mentre finora nel Pd il segnale che i giochi erano ormai fatti è arrivato in anticipo con le dimissioni, più volte minacciate, dalla direzione del partito di Carlo Calenda.

Esempio che non sembra attrarre altri dem visto che la sede nazionale di via del Nazareno, finora alquanto dismessa, è stata presa d’assalto dalla stampa. Un segnale di come sia passeggera la gloria del mondo e di come qualsiasi passo falso, da ora in poi, potrebbe rivelarsi decisivo per riaprire le porte alle urne come richiesto da Salvini che ha evocato intromissioni dall’esterno. Non tanto da Trump, al quale si è sempre dichiarato affine, ma ai vertici di un’Unione europea dove già si è consumato un accordo esplicito tra Pd e M5S con l’elezione dell’ex ministra della difesa tedesca Ursula von der Leyen a presidente della Commissione europea, ipotecando così anche il nome del commissario europeo che spetta all’Italia.

Uno spiazzamento dell’aspirante leader della destra italiana che è stato ripreso dalle dichiarazioni di Berlusconi che ha ribadito la centralità del suo partito, atlantico e moderato, lontano da «ingenuità sovraniste e tentazioni populiste». Un segnale della possibile ridefinizione dei poteri all’interno del centrodestra se il nuovo governo, definito di ultrasinistra da alcuni esponenti di Forza Italia, prenderà davvero il via in questi giorni per durare fino al 2023 dopo aver concorso a definire l’elezione del successore di Mattarella.

Molti, troppi se, legati anche alla realtà che va oltre i protocolli istituzionali. In queste ore, con un appello rilanciato da Cecilia Strada, la nave Mar Ionio ha raccolto in mare 98 migranti, tra i quali molti bambini, e chiede l’assegnazione di un porto sicuro dove sbarcare come segnale di discontinuità del nuovo esecutivo che non avrà, di certo, vita facile.

I video integrali delle dichiarazioni sulle consultazioni si trovano sul sito ufficiale del Quirinale

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