Accordo franco-tedesco per guidare l’Europa

Col Trattato di Aquisgrana, Francia e Germania intendono porsi alla guida dell'Ue. Istituito un consiglio di difesa e sicurezza congiunto, decisa una consultazione continua per definire delle posizioni comuni. Si punta ad includere la Germania tra i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu e si auspica la creazione di uno spazio economico franco-tedesco con regole comuni.

La cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il presidente francese, Emmanuel Macron, si sono incontrati nella città tedesca di Aquisgrana, simbolica per entrambi (Aachen in tedesco o Aix-la-Chapelle in francese), per firmare un nuovo trattato, con il proposito di elevare «i loro rapporti bilaterali ad un nuovo livello», in vista delle «sfide che stanno dinnanzi ai due Paesi e all’Europa nel XXI secolo».

Proprio la governance europea è il fulcro del Trattato di Aquisgrana, laddove è previsto che la Francia e la Germania svolgano delle consultazioni regolari a tutti i livelli per definire delle posizioni comuni, soprattutto in vista dei vertici europei. I due Paesi, inoltre, si impegnano insieme per un’efficace e forte politica estera europea e per un rafforzamento ed un approfondimento dell’unione economica e monetaria.

La difesa e la sicurezza rappresentano due aspetti significativi nel Trattato di Aquisgrana. Infatti, la Francia e la Germania auspicano il rafforzamento della capacità d’azione autonoma dell’Europa e la creazione di un esercito europeo caro a Macron, laddove, con l’uscita del Regno Unito dall’UE, la Francia resterebbe l’unico Stato membro con armi nucleari tra i 27. I due paesi ribadiscono, in linea con il trattato dell’Alleanza atlantica e del trattato sull’Unione europea (UE), la loro clausola di assistenza reciproca (anche militare) in caso di aggressione armata contro i loro territori. Per questo, vi è l’impegno a costruire una cultura comune tra le rispettive forze armate ed a superare il differente approccio all’esportazione delle armi. Infine, viene istituito un consiglio di difesa e sicurezza franco-tedesco.

Significativa è anche l’affermazione della priorità politica e dell’impegno della diplomazia franco-tedesca ad ottenere l’ammissione della Germania come membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, coordinandovi fin d’ora le rispettive posizioni.

A livello di rapporti bilaterali, le questioni economiche rappresentano un altro aspetto rilevante. In particolare, il Trattato di Aquisgrana auspica la creazione di uno spazio economico franco-tedesco con regole comuni, con la creazione di un consiglio di dieci esperti economici indipendenti. Ancora, i due Paesi intendono eliminare gli ostacoli ancora esistenti nei progetti transfrontalieri nei settori dell’economia, del sociale, dell’ambiente, della salute, dell’energia e dei trasporti, facilitando la mobilità attraverso connessioni digitali ma anche migliorando le connessioni ferroviari e stradali.

Non è un caso che si stia discutendo della fusione tra i due colossi ferroviari Alstom (francese) e Siemens (tedesco), mentre la Germania teme che l’acquisizione dei cantieri navali francesi Stx da parte dell’italiana Fincantieri possa violare le regole di concorrenza europee.

Molte cose sono cambiate dal 22 gennaio 1963, quando fu firmato il Trattato dell’Eliseo tra Konrad Adenauer e Charles de Gaulle, dopo la devastazione della II Guerra Mondiale e con l’approfondimento della Guerra Fredda allora in atto. Allora gli Stati Uniti proteggevano benigni l’Europa dalla minaccia dell’Unione Sovietica; oggi gli Stati Uniti sono disinteressati se non contrari all’unità europea, mentre la Russia non è più una minaccia nelle forme del secolo scorso. Comunque, il Trattato dell’Eliseo serviva soprattutto a riconciliare la Francia e la Germania, contrapposte in realtà fin dalla guerra franco-prussiana (1870-1871), e a definire un rapporto che sarebbe stato una tappa indispensabile sulla via per un’Europa unita.

Di Maio, Salvini, Conte e Tria
Di Maio, Salvini, Conte e Tria

In questa partita a scacchi l’Italia sembra oggi alquanto isolata: la Francia e la Germania salgono assieme su un tandem che si dirige verso la guida dell’UE, ma Macron e Merkel sono due leader fortemente deboli in patria, i rigorosi gli Stati membri del Nord Europa si aggregano in una sorta di Lega anseatica, quelli dell’Europa dell’Est formano il gruppo di Visegrad e la Gran Bretagna sembra avere imboccato un altro cammino. Eppure, proprio la Brexit fa sì che, suo malgrado, l’Italia possa accrescere la propria influenza in Europa, divenendo il più importante Stato membro dopo, appunto, Germania e Francia.

Però, il nostro paese dovrebbe ritagliarsi un ruolo di mediazione e non di rottura degli schemi, come invece sta facendo negli ultimi mesi, e non dovrebbe condurre una politica estera confusa. Non è necessario fare schermaglie con gli altri partner europei quanto, piuttosto, favorire la ricerca di soluzioni condivise ai problemi che, volente o nolente, riguarderanno sempre principalmente l’Italia (come l’arrivo di migranti).

Di certo i populisti o nazionalisti francesi, a cui guardano con favore esponenti del nostro governo come dei possibili alleati in vista delle elezioni europee, non potrebbero che essere felici se la Francia tornasse a giocare un ruolo di grande potenza, in contrasto però con gli interessi italiani.

Allo stesso modo, gli interessi nazionali dei populisti o nazionalisti al governo in alcuni paesi dell’Est mettono in difficoltà il governo italiano in cerca di alleati, soprattutto per la gestione dei flussi migratori. Inoltre, l’Italia ha rapporti in un certo senso privilegiati con gli Stati Uniti e la Russia e, per questo, potrebbe svolgere un ruolo di mediazione sulla questione delle sanzioni verso la Russia o l’Iran, nonché nel medio e vicino Oriente.

Indubbiamente, per fare tutto questo, bisogna avere idee chiare e uomini capaci ai posti giusti ma, soprattutto, alleati, quelli veri.

 

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