Accettarsi

Impariamo a vederci per come siamo veramente e smettiamo di costruire un’immagine di noi che non parla di noi. Consapevoli che è un comportamento tossico, perché attuarlo?
Foto di Miriana Dante
Foto di Miriana Dante

Dall’inizio dell’era dei social media l’immagine di sé, è ormai risaputo, sta acquisendo sempre più valore. Attuale è il dibattito sui filtri di TikTok, già presenti su altre piattaforme social da anni ma che si stanno rendendo più evoluti, utilizzando sistemi di intelligenza artificiale che portano a modificare in modo sempre più realistico tutti i difetti naturali sul viso di una persona, dall’acne all’uniformare il colore della pelle, ingrandire labbra e occhi, avvicinare quindi i visi a quell’ideale di bellezza da cui, allo stesso tempo, ci si distacca.

Si parla infatti molto di body shaming, di accettazione delle differenze, della “bellezza naturale”, ma allo stesso tempo la nostra società delle contraddizioni sembra promulgare il camuffamento.

Farlo per gioco oppure occasionalmente non sarebbe grave, il problema è che l’utilizzo massivo dei social porta le persone a confrontarsi con una facciata, una realtà sempre più bella e magnifica, perfetta. E a questa perfezione si vuole assomigliare, applicandola alla vita di tutti i giorni. Ci sono tanti problemi che si concatenano, partendo dall’utilizzo delle piattaforme social da parte di fasce d’età forse troppo giovani.

È una difficoltà conclamata, reale e con conseguenze concrete, gravi in alcuni casi. Lo si intuisce dai dati dei ricoveri ospedalieri in Italia per anoressia o bulimia, o casi di depressione, sempre più frequenti nei giovani occidentali, vittime forse della stessa vita relativamente privilegiata.

Ci sono delle contro posizioni: persone che inneggiano al cerone sul viso come libertà di espressione di sé stessi, libertà di rendersi piacevoli e attraenti, anche se magari lo si è già. Legittima, dopotutto. Attenzione però a non nascondere sé stessi a sé stessi. È fondamentale imparare (se non ci si è più abituati) a vedersi belli anche senza trucco, e soprattutto vedersi.

Che tra l’altro, l’utilizzo massiccio di sostanze cosmetiche sulla pelle non nuoce solo all’organismo, ma anche all’ambiente, senza considerare lo spreco, perché si sa che a furia di comprare nuovi cosmetici quelli vecchi vengono buttati o dimenticati, più che consumati. Rientra un po’ anche la logica del consumismo, altra cattiva abitudine occidentale.

Lo spreco è anche di tempo, nel costruire un’immagine di sé fine a sé stessa piuttosto che dedicarsi ad attività formative, perché al fermarsi della giostra non si esiste sui social, ma la vita ci riporterà sempre alla realtà, che è imperfetta, a volte brutta, e va accettata così.

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