Accade al supermercato
Ancor più i tempi di pandemia sono l’addetto alle spese alimentari per la mia famiglia. Mi reco quasi tutti i giorni in un supermercato di una nota compagnia della grande distribuzione e per questo motivo conosco quasi tutti gli impiegati.
Per un po’ di tempo non ho visto un addetto alla cassa che incontravo spesso. La settimana scorsa lui mi ferma e mi dice che la moglie si è prima ammalata di Covid e che nell’ospedalizzazione hanno evidenziato un tumore per cui ha subito un intervento andato bene. Per 60 giorni non è mai potuta uscire dall’ospedale e lui non ha mai potuto vederla. Ha saputo che il quadro clinico peggiorava aggravato dal virus. Un giorno lo hanno chiamato. L’ha vista, tutta intubata, non parlava, ma lo ha riconosciuto. Piangeva e basta.
Quello stesso giorno, a 50 anni, se ne è andata. Tra lo scaffale dell’acqua minerale e quello dei vini mi racconta la sua disperazione. Non riesce a spostare i vestiti dagli armadi, ma ha tolto tutte le sue foto da casa. Non riesce a guardarle. Ascolto e mi commuovo. Anch’io ho una moglie. Capisco. Ad un certo punto mi dice: «Non mi sono suicidato per questo». E tira fuori dalla tasca una croce che gli stava sul palmo della mano, spessa, alta, senza Gesù. Bastava lui come crocifisso. «
Solo la fede mi permette di andare avanti». Lo avverto sollevato, per il fatto di averlo condiviso. Quel supermercato è ora cambiato per me, c’è una luce che non si vede. Qualche giorno dopo l’incontro vicino al reparto frutta e mi sembra sereno. Gli do una pacca sulla spalla. Sorride. L’ultima volta gli ho portato una copia della rivista Città Nuova. Si sorprende sia un giornalista.