Abu Dhabi, la Casa della Famiglia di Abramo
Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti, dopo la firma dello storico “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, si trova sempre più al centro del crocevia del dialogo fra fedeli di religioni diverse. Giovedì 16 febbraio, nell’ultramoderna capitale degli Emirati, è stata inaugurata la Casa della Famiglia di Abramo, un complesso concepito, progettato e realizzato per essere un punto di riferimento per le tre religioni abramitiche (ebraismo, cristianesimo e islam).
Dopo lo storico evento del 2019 che vide, non senza grande sorpresa, papa Francesco e il Grande Imam di al-Azhar, al Cairo, Ahmed al-Tayyeb, porre le loro firme alla Carta comune, sono seguite una varietà di iniziative che mirano a rendere esecutivo il documento, cercando di evitare il pericolo di farlo restare un semplice scritto, ardito, ma destinato agli archivi. Fin da subito, i due leader religiosi avevano insistito sull’importanza cruciale della messa in pratica di quanto contenuto nella Carta. Fra le molteplici iniziative, soprattutto formative ed educative, c’era anche quella di realizzare un complesso comune con luoghi di culto per ciascuna delle tre religioni.
Il progetto e la sua realizzazione è di vitale importanza. Infatti, propone la presenza di una sinagoga, di una chiesa e di una moschea, all’interno di un centro comune che potrà diventare un punto di riferimento sia culturale che religioso. Il senso è chiaro: assicurare un ambiente comune per lo svolgimento di incontri, forum e conferenze che favoriscano la conoscenza reciproca fra fedeli delle tre religioni.
Tutto questo senza, tuttavia, andare a scapito delle differenze. Infatti, proprio in nome del rispetto di ciascuna fede, all’interno del complesso i fedeli potranno pregare secondo le loro ritualità in luoghi di culto caratteristici della loro fede e tradizione religiosa: una sinagoga, una chiesa ed una moschea. Costruito sull’isola Saadiyat ad Abu Dhabi, il progetto Casa della Famiglia Abramitica, è stato concepito dell’architetto David Adjaye, per significare l’importanza di costruire ponti tra le civiltà umane e i messaggi celesti. Ciascuno dei tre luoghi di culto porta nomi precisi che si riferiscono alle rispettive tradizioni in nome di loro testimoni universalmente riconosciuti: la moschea è intitolata al “Imam al-Tayeb“, la chiesa a San Francesco e la sinagoga a Moses Ben Maimon.
Per celebrare l’apertura del complesso, venerdì 17 febbraio, nell’ambiente comune, si è svolto il primo convegno interreligioso con relazioni sulla storia, l’arte, la cultura e il dialogo con i giovani. Vi hanno partecipato esponenti di primo piano delle diverse fedi. Il rabbino David Rosen, ha rappresentato l’ebraismo, mentre la Chiesa cattolica ha avuto la presenza del cardinale Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Lo shaykh Nahayan Mabarak Al Nahayan, ministro Eau per la Tolleranza e la Coesistenza, l’ambasciatrice Houda Nonoo dal Bahrain, ed il giudice Mohammed Abdelsalam, segretario generale del Consiglio dei saggi musulmani, insieme ad altri esponenti hanno portato il saluto e la presenza dell’islam. A conclusione del forum si è svolta la preghiera rituale comunitaria ed il sermone all’interno della moschea, intitolata al grande imam Ahmed El Tayeb, co-firmatario del Documento sulla Fratellanza Umana insieme a papa Francesco. Nella giornata di sabato, è stata la volta della sinagoga che è stata consacrata con la posa dello stipite Mezuzah, contenente passi della Torah. Domenica, invece, si è celebrata la prima messa all’interno della chiesa di San Francesco.
Nel corso delle celebrazioni, il card. Ayuso, ha sottolineato come questo nuovo complesso voglia essere un segnale controcorrente: spesso, infatti, «si costruiscono muri per separare le persone, piuttosto che ponti per collegarle», ma «i muri che sono sorti in questo luogo, contraddicono la logica divisiva del potere e dell’odio». Il rappresentante della Santa sede, che ha una lunga e fruttuosa esperienza di dialogo con il mondo musulmano, ha avuto parole di grande apprezzamento sulla Casa della famiglia abramitica. «Questa storica iniziativa aperta a tutti riflette fedelmente i valori della tolleranza e dell’ospitalità», ha commentato il porporato. Riferendosi, poi, allo storico Documento sulla fratellanza umana, ha sottolineato come non sia «una mappa quanto un impegno quotidiano a lavorare insieme per il bene comune e contribuire a guarire il nostro mondo fragile». Infine, parlando dei tre luoghi di culto appena benedetti e consacrati ai rispettivi riti, ha affermato: «mentre rendiamo culto a Dio negli spazi qui designati per i nostri rispettivi riti, non dimentichiamo mai l’altro che è vicino, cercando anche Dio e comunicando con Dio, sperando di conoscere meglio e di vivere più veramente alla luce della presenza divina tra noi»
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