Abruzzo: voto al centrodestra, Lega primo partito
Un voto che forse non ci si aspettava almeno nei numeri. Il risultato elettorale delle regionali in Abruzzo del 10 febbraio scorso hanno decretato infatti la vittoria schiacciante della coalizione di centrodestra con il candidato dei Fratelli d’Italia Marco Marsilio. 48% di Fdi, Lega, Forza Italia, Udc-Dc-Idea e Azione Politica. A seguire il candidato di centrosinistra Legnini al 31,28%, al 20,02% la candidata Sara Marcozzi del Movimento 5 Stelle e 0,46% per Flajani di Casapound. Sul risultato pesa la forte astensione elettorale che ha sfiorato il 47%
La prima dichiarazione del nuovo governatore della regione Marco Marsilio ha riguardato la ricostruzione post terremoto, definita come «priorità assoluta».
Inoltre con questa elezioni la Lega di Salvini si attesta come primo partito della regione con 27,54%. Un risultato che ha portato a molte analisi soprattutto raffrontando i risultati con quelli del 2014 quando venne eletto il candidato di matrice Pd Luciano D’Alfonso con il 46,2% dei voti. Dietro di lui, allora, c’era il candidato del centrodestra Giovanni Chiodi, al 29,2%, e per i Cinque Stelle sempre Sara Marcozzi al 21,4%. Per quanto riguarda le singole liste, la Lega, allora, non presentava alcuna lista in Abruzzo ed è di fatto passato da 0 al 27,54%. Spicca invece e in negativo la differenza tra l’allora e l’oggi del Pd: nel 2014 ottenne il 25,4% dei consensi, oggi l’11%, nonostante parte di quei voti siano stati assorbiti dalle diverse liste civiche che hanno sostenuto Legnini. Per quanto riguarda il centrodestra, invece, allora era Forza Italia il primo partito con il 16,6% con il 7% in più di oggi. Non sappiamo ancora, ma possiamo prevedere conseguenze a livello nazionale dopo la conferma dell’ascesa della Lega.
Un annotazione infine sul “caso” che ha tenuto banco durante le elezioni abruzzesi: i tweet di Salvini il giorno delle elezione. Erano le 6 quando è apparso in un primo, e poi un secondo twitt sul suo profilo in cui si invitava a votare la Lega. In molti, tra cui anche il governatore Nicola Zingaretti e la senatrice del Pd Cirinnà, hanno sollevato la voce parlando di violazione delle norme sul “silenzio elettorale” sancito dalla legge n.212 del ’56 sulla propaganda elettorale. La norma stabilisce, infatti, agli articoli 9 e 9 bis il divieto di fare propaganda elettorale nel giorno del voto “in luoghi pubblici o parti al pubblico” e attraverso “stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda”. Nessun divieto espresso, ovviamente a causa della datazione della norma, a fare propaganda sui social network. E su questo gap legislativo che pare Salvini si sia mosso. Non senza critiche e qualche riflessione da riaprire sulla questione social, in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, a cominciare dal 24 febbraio per il rinnovo del consiglio regionale in Sardegna.