Abitare il sociale ad Abano Terme
Il seminario nazionale di pastorale sociale della Conferenza episcopale italiana ha promosso nei giorni scorsi uno Slot Mob ad Abano Terme, in provincia di Padova, come laboratorio sul territorio.
Sotto una pioggia battente, un centinaio di persone ha formato un corteo, con tanto di striscione in testa, che ha attraversato una delle vie centrali della città. È stato un modo per rendere evidente il desiderio di non fare il classico convegno con relazioni e dibattiti, ma di provare a pensare insieme, a leggere la realtà e a capire come abitare i territori nella condivisione dei problemi, dei sogni e delle speranze di tanti concittadini.
L’obiettivo del seminario è stato quello di individuare metodi e condividere prassi per l’impegno sociale come cattolici. Sono state presentate, così, alcune esperienze significative, come quella di una rete di economia sociale a Casal di Principe, nel casertano, per dare vita e sostenibilità ai beni confiscati alla mafia; progetto che mette insieme tante persone e dà vita a tante aziende come risposta al sacrificio di don Beppe Diana, messo a tacere tragicamente dalla camorra. Un progetto in crescita e pieno di entusiasmo, che sta creando tanta consapevolezza e anche posti di lavoro per i giovani.
Anche l’esperienza di Monselice, nel padovano, dove bisogna conciliare il valore dell’ambiente e la conservazione dei posti di lavoro, a cause di fabbriche inquinanti, è stata illuminante per dare il senso dello “stare” nei problemi e creare le piattaforme che rendono possibile il dialogo tra attori che hanno posizioni molto diverse tra loro.
Nel contesto di questa ricerca fatta insieme sui luoghi da abitare e su come abitarli, non poteva mancare un tema che oggi in Italia sta diventando una piaga sociale che si diffonde sempre più: quello dell’azzardo. E sull’azzardo si è deciso di passare all’azione scegliendo di premiare un bar, il caffè Martino di Abano, che non ha le slot machine: una scelta consapevole, perché suo obiettivo è anche quello di far star bene i propri clienti.
Tutti i partecipanti al seminario, provenienti da diverse città italiane, insieme ai cittadini di Abano e dintorni si sono dati appuntamento al caffè per dire no all’azzardo, sì ai bar che hanno spazio per le persone e per le relazioni. Lo hanno detto con il loro comportamento: consumando in quel bar e facendo festa insieme.
Giorgia Bravi, gestore del bar ha spiegato così la sua scelta di non avere le slot machine: «Il nostro caffè è diventato un posto di ritrovo per le persone… è un luogo dove vengono volentieri anche i bambini. I clienti vengono per chiacchierare, leggere. Desidero creare un ambiente caldo, dove le persone si sentano bene». La sua sfida è anche economica: «Voglio vincere imprenditorialmente per quello che propongo nel mio bar. Non voglio far soldi su un problema sociale”.
L’evento di Abano Terme ha espresso un percorso originale perché ha visto cooperare assieme le organizzazioni locali (diocesi, movimenti, assessori, comunità marocchina, cooperative che si occupano di dipendenze e di disagi derivanti dall’azzardo) e rappresentanti del mondo della pastorale sociale di quasi tutte le diocesi italiane: una presa di posizione molto importante nel clima del convegno ecclesiale di Firenze che incoraggia la Chiesa ad essere in “uscita” e ad “abitare”, “annunciando” la buona notizia.
Tutti coloro che hanno vissuto lo Slot Mob sono pronti ad organizzarne altri nei loro territori, e così si faranno passi avanti nella crescita della consapevolezza tra i cittadini. Il tema dell’azzardo chiede di compiere scelte precise perché non possiamo restare indifferenti al dilagare del fenomeno senza, di fatto, contribuire alla sua diffusione.
(Con il contributo di Luana Canova, referente del movimento Slot Mob in Veneto)