Abitare il conflitto per costruire la pace, viaggio controcorrente in Ucraina

Il rapporto sul canale YouTube di Focolari Italia della carovana di pace in Ucraina, #stopthewarnow. Per dare spazio ad un’umanità che si ribella alla logica della guerra. Link per seguire la diretta https://bit.ly/stopthewarnow
Ucraina
Ucraina #stopthewarnow

«Lasciate al più presto l’Ucraina!». L’allarme lanciato da 2 giorni dalla Farnesina è il segnale della tempesta di fuoco ancora più devastante che si attende in un territorio martirizzato da una lunga guerra scatenata con l’invasione russa del 24 febbraio 2022.

Da più di un anno, tuttavia, non si è registrato solo lo spostamento di truppe e di armi ma un flusso di solidarietà concreta che non passa solo dalla consegna dei beni di prima necessità a quella parte della popolazione civile che non rientra, per varie ragioni, tra i milioni di profughi che hanno lasciato il Paese.

C’è chi ha deciso di viaggiare controcorrente come Giulio Boschi di Bologna che si è recato già 2 volte in Ucraina con la carovana #stopthewarnow nata dalla proposta della comunità Papa Giovanni XXIII, l’associazione che da anni promuove la presenza dei corpi civili di pace nelle zone di conflitto.

Un segno importante di umanità dove sembra restare solo la disperazione e la logica delle armi. Sono oltre 75 le realtà di ogni tipo che aderiscono all’idea di #stopthewarnow che, come dice il nome, vuole mandare un messaggio esplicito di far cessare il conflitto ponendosi dalla parte di chi ne paga le conseguenze.

Una pretesa che può sembrare ingenua e irrealistica ma che chi sta sul fronte apprezza così come le persone incontrate durante il tragitto cominciato per Giulio al momento di andare a prendere a noleggio il pulmino per affrontare lungo viaggio verso Est. Il costo è stato coperto da un sostegno generoso che si manifesta spesso in questi casi, ma sono comprensibili i dubbi del noleggiatore al momento di consegnare le chiavi del veicolo. «Guarda che anche io voglio tornare indietro, ho una famiglia e sono anche nonno» gli ha detto Boschi, che è l’immagine della posatezza, un ingegnere che lavora da decenni in una solida azienda metalmeccanica emiliana che, tra l’altro, sostiene materialmente e con convinzione questo viaggio invece di mettere, come è facile immaginare, i bastoni tra le ruote.

La carovana è composta da gruppi che, oltre il coordinamento generale, si organizzano autonomamente con partenza condivisa da Padova.

Conferenza stampa sull’asfalto, foto di gruppo, saluto della delegata del comune per arrivare alla prima frontiera con la Slovenia dove chi sta di guardia ordina di fermarsi, sembra contrariato e poi scettico quando conosce la missione di questa strana compagnia. A che serve andare in Ucraina? Dice così il suo sguardo prima delle parole in inglese. Tanto la guerra non si ferma e gli aiuti possono fare poco. «Forse sarà così» gli risponde il gruppo di italiani, ma per noi è importante far capire alle persone che non sono sole e che esiste una traccia minima di speranza.

Il poliziotto sloveno è come disarmato e abbozza un sorriso che non è più di compatimento. Sono questi i primi passi di un viaggio rapido e intenso raccontato su www.cittanuova.it da Luciano Sguotti di Padova, abituato da parte sua a muoversi per andare a dare sostegno sanitario in Africa. Scrivere e raccontare è quanto mai necessario per dire che esiste un’altra umanità che si ribella alla guerra. Che cerca di costruire rapporti dove tutto crolla.

Nasce da questa esigenza il resoconto sul canale YouTube di Focolari Italia che un gruppo dei partecipanti al viaggio in Ucraina, effettuato nella Settimana Santa della Pasqua 2023, ha programmato dalle ore 18.30 di giovedì 11 maggio. Una testimonianza che resta sul web e mette in gioco volti e storie concrete di chi non se la sente di restare indifferente anche se non ha tutte le risposte possibili di strategia geopolitica.

«Non siamo davanti al pericolo di escalation ma di un disastro immane» ha detto Marco Tarquinio nella trasmissione Atlantide de La 7.

L’ormai ex direttore di Avvenire non si tira indietro nel sostenere le ragioni di una pace possibile davanti ad uno scenario dominato dall’ineluttabilità della guerra senza limite e del conseguente ossessivo riarmo che attinge anche dai fondi europei destinati a politiche di pace.

Sono tanti i segnali che cercano di andare controcorrente. Sarebbe solo da ridere, o da temere scenari orwelliani, a sentir parlare dell’istituzione di un Ministero della pace, così come ribadito in un incontro pubblico a Bologna lo scorso 6 maggio, se a proporlo non fosse ancora la Comunità Papa Giovani XIII che intorno a questa utopia concreta ha radunato tanta parte di società civile e le istituzioni locali, quelle cioè vicine alla gente che sente il proprio destino intimamente connesso a quello di chi abita altre città che, come diceva La Pira, hanno il diritto di non essere annientare da chi ha il potere di spingere un bottone.

Il 7 maggio una marcia della pace con migliaia di persone ha congiunto Brescia e Bergamo, capitali europee della cultura, mentre gruppi in diverse parti d’Italia hanno aderito alla “staffetta per l’umanità” promossa da Michele Santoro e altri nomi noti come padre Alex Zanotelli e Moni Ovadia con l’obiettivo di chiedere all’Italia di cessare «qualunque partecipazione alle operazioni belliche».

C’è da dire che il Movimento per la pace è fortemente variegato e sconta il fatto di subire parecchi attacchi (dall’accusa di essere pacifinti e filoputinisti) e di partire da una condizione difficile davanti a tesi molto semplici e immediate sulla necessità di non poter trovare altra strada delle armi. Quel pensiero unico bellicista, cioè, che Nico Piro, inviato della Rai, sta denunciando in tanti incontri pubblici nelle città italiane.

Il prossimo 21 maggio è attesa una marcia Perugia Assisi di carattere straordinaria. La manifestazione, di solito, attira molte persone e avverrà ad una settimana dalla fine delle esercitazioni militari della Nato in corso in Sardegna fino al 14 maggio con il coinvolgimento dei poligoni di Capo Teulada e di Quirra che molte criticità continuano a sollevare sull’ambiente e la salute della popolazione.

Un prezzo ritenuto necessario per il ruolo internazionale richiesto dall’Italia. Lo stesso Paese che genera, però, quell’umanità di #stopthewarnow che viaggia in direzione ostinata e contraria. Si spera nel verso giusto della storia.

Link per seguire la diretta https://bit.ly/stopthewarnow

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