Abbiamo bisogno di voi e della buona volontà del governo
Siamo sotto la spada di Damocle di un improvviso aumento spropositato delle tariffe postali che colpiscono l'editoria non commerciale.
Care lettrici, cari lettori, nel Punto di questo numero non scriviamo di attualità, ma siamo costretti a scrivere di Città Nuova. Non possiamo non farlo, perché – assieme a tanta stampa, quella diocesana e quella missionaria, le Ong e le Onlus, il no profit – siamo sotto la spada di Damocle di un improvviso aumento spropositato delle tariffe postali che colpiscono l’editoria, soprattutto quella non commerciale. Il fatto è che, all’indomani delle ultime elezioni regionali, un decreto legge firmato dal ministro Scajola, senza preavviso alcuno, ha annullato le tariffe postali agevolate per la stampa, in vigore da sempre. Ciò vuol dire che la nostra rivista deve pagare una “tassa” non prevista di circa 200 mila euro annui. Tra l’altro, chi vive come Città Nuova degli abbonamenti sottoscritti dai suoi lettori e non vende in edicola, è doppiamente colpito, perché non può “scaricare” sui sottoscrittori l’aggravio dei costi non previsto alla definizione delle tariffe di abbonamento.
Si tratta di una tegola caduta sull’editoria media e piccola che vive del contributo dei suoi lettori, quella edita dalle tante energie positive della società civile. Guarda caso, quella parte di società più creativa (e libera?) che pensa con la propria testa, che produce vera cultura e non solo vetrina. Varie riviste hanno già chiuso i battenti, altre hanno dovuto diminuire la filiazione o hanno tagliato la frequenza di uscita. E noi di Città Nuova? Per questo numero ci siamo limitati ad “alleggerire” la carta.
Naturalmente le associazioni di categoria (Aie, Uspi, Fieg…) stanno facendo ogni sforzo perché il governo torni sui suoi passi: vari tavoli sono stati aperti, ma finora (è il 19 aprile) non si è riusciti a tirar fuori un ragno dal buco. Il primo appello è quindi ovviamente rivolto al governo, al quale chiediamo: è impossibile trovare altrove le poche decine di milioni necessarie per non far naufragare la libera editoria? È ragionevole colpire in questo modo quella fetta di popolazione che, più di altre, contribuisce volontariamente alla crescita della società e alla solidarietà (la lista è lunghissima: dall’aiuto ai terremotati al recupero di drogati o alcolisti, dal sostegno delle madri sole a chi si occupa di ricerca contro le leucemie…)?
Il secondo appello, care lettrici e cari lettori, è rivolto a voi, perché ora più che mai abbiamo bisogno dei vostri abbonamenti per continuare ad offrirvi un organo d’informazione e formazione libero e responsabile, espressione di chi crede nella fraternità universale. Abbiamo bisogno dei 45 euro di ognuno di voi. E forse di altri 45 euro, quelli di tante altre persone che vi invitiamo a contattare per sottoscrivere un abbonamento: amici, familiari o conoscenti sensibili a temi e fatti trattati sulle nostre colonne. E nel caso non sapeste a chi proporlo, potete inviarci delle quote di abbonamento che attribuiremo a persone che vorrebbero abbonarsi ma non ne hanno i mezzi. E non sono pochi. Se da qui a giugno riuscissimo a raccogliere 20 mila abbonamenti, cioè 5 mila in più del previsto, riusciremmo a “sopportare” il peso dell’aumento delle tariffe. Altrimenti, a malincuore, saremo costretti ad attuare il piano di emergenza.
La nostra ricchezza siete voi. È vero, abbiamo anche un “socio occulto”, come diceva Chiara Lubich, lassù, che veglia su di noi. Un socio che, in Palestina, trascinava dietro a sé gente come noi, gente normale, quella che non ha tante ricchezze. Allora, malgrado vi siano tutte le ragioni per essere pessimisti, restiamo fiduciosi. Il Gruppo editoriale Città Nuova sta mettendo in atto ogni sforzo per ridurre i costi e aumentare le entrate. Ma abbiamo bisogno della buona volontà del governo e di voi tutti.
Per far la propria parte, sul sito www.cittanuova.it potete sottoscrivere una petizione al governo promossa dagli amici di Vita. E grazie in anticipo, care lettrici e cari lettori. Restateci vicini. Vi terremo informati.