A Verona vince la Lega?

Tosi eletto al primo turno col 57 per cento dei voti, ma la Lega si ferma al 10 per cento. Crolla il Pdl
Amministrative Verona

Ohibò, avranno forse sbagliato a mettere la croce sul simbolo? No, è proprio così: a Verona, dove Flavio Tosi ha raggiunto percentuali da Dc nel Veneto bianco, la lista Lega Nord a lui collegata ha superato di poco il 10 per cento. Praticamente alla pari col Movimento 5 stelle. Il resto dei voti è arrivato dalle liste civiche della stessa coalizione, “Per Verona” in testa (nel cui simbolo il nome di Tosi è infatti particolarmente visibile), con il 37 per cento. Possibile, in un Veneto in cui la Lega in molti comuni – specie nei paeselli – supera agevolmente il 40 per cento da sola? Eppure il governatore Luca Zaia ha definito questo risultato «la madre di tutte le vittorie». Lui che, però, era stato eletto nel 2010 con una percentuale pari sì a quella di Tosi – il 60 per cento –, ma con un 35 per cento dalla Lega, e il resto da Pdl e Alleanza di Centro. Antipolitica montante, che Tosi ha abilmente sfruttato – o colto, dipende dai punti di vista?
 
Non esattamente. Perché le differenze tra Tosi e Zaia, per certi versi, finiscono qui. Ai tempi in cui l'attuale governatore era presidente della provincia di Treviso, ricordo molta gente affermare non «Io voto Lega», ma «Io voto Zaia». Una fiducia nella singola persona che lo portò a mancare di poco l'elezione al primo turno sia nel 1998 che nel 2002, sfiorando il 70 per cento poi al ballottaggio.
 
Che alle amministrative più che il partito conti il candidato non è una novità: tanto più nel caso della Lega, nata e cresciuta come soggetto politico strettamente legato al territorio. Il celebre «Paròni a casa nostra», ancor prima che un tagliare fuori gli altri con derive razziste e xenofobe, che pur si sono verificate – celebri gli eccessi dello “sceriffo Gentilini” a Treviso, e la condanna definitiva per propaganda razzista nei confronti di rom e sinti dello stesso Tosi nel 2009 –, è un voler, molto banalmente, prendersi cura del proprio orticello. Visione forse miope in un mondo interdipendente e che dovrà fare – e già fa – i conti con i tempi che cambiano, ma che fa presa. Tanto che se un amministratore, a detta dei cittadini, fa bene il suo lavoro, alle urne questo basta a perdonargli qualsiasi esternazione poco felice.
 
A confermare che la questione non è solo di appartenenza partitica, è il fatto che i confini del partito stesso non siano invalicabili: Tosi si è fatto conoscere anche per la collaborazione con sindaci di centrosinistra – tra cui Cacciari e Zanonato – sul fronte della sicurezza, o con la diocesi e l'Istituto don Calabria per la questione dei nomadi. Tanto è vero che i vari sondaggi sull'indice di gradimento nei confronti dei sindaci dello scorso anno hanno posto Tosi tra i primi cittadini più amati d'Italia, con percentuali che oscillavano tra il 65 e il 70 per cento. Oltre, quindi, i confini della sua parte politica. E infatti Zaia ha commentato: «È la dimostrazione che vince la Lega dei sindaci, vince la Lega del territorio e dei bravi amministratori». Amministratori, appunto, prima che politici.
 
Che ci sia voglia di lavorare insieme per amministrare al meglio la città, al di là dei simboli, lo conferma anche il candidato dei grillini Giovanni Benciolini, che con un insperato 9,35 per cento ha superato anche il Pdl: «Se la maggioranza presenta proposte positive per Verona – ha dichiarato al quotidiano "L'Arena"le approveremo. Noi lavoriamo con chiunque, sia di centrodestra che di centrosinistra». Buoni auspici sulle rive dell'Adige, che ci auguriamo si concretizzino.

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