A Ventotene un’Europa ancora tramortita

Il vertice a tre tra Merkel, Hollande e Renzi lascia l’immagine di un’Unione che stenta a parlare con una voce comune, ma che non vuole soccombere
Ventotene

Dopo la Brexit, dopo gli attentati in Francia (e in Germania), dopo l’ondata migratoria dal Sud del mondo, dopo gli interventi a geometria variabile in Libia e Siria, dopo la crescita dei quattro di Visegrad… Dopo tutto ciò, dopo un’estate d’incertezza (e un 2018 che dovrebbe essere di elezioni un po’ ovunque) l’Unione europea aveva bisogno di battere un colpo e, se possibile, di farlo con voce unica. Ha cercato di manifestarsi a bordo di una portaerei, più o meno portaerei, per bocca dei suoi tre principali leader, dopo l’uscita di scena poco elegante di David Cameron in seguito alla presunzione di avere l’elettorato britannico in pugno.

Cosa ne è risultato? Una selva di dichiarazioni d’intenti, che non hanno nascosto le priorità dei tre Paesi rappresentati: la sicurezza per Hollande, la crescita per Renzi, la stabilità economica per la Merkel. Il problema non sta nella pertinenza di tali priorità, ma nel fatto che non si riesce ad avere un’agenda comune con priorità condivise. Cosicché la priorità su cui nessuno dei tre mette bocca è la riaffermazione dell’unità della Ue. Un principio che non costa nulla, soprattutto quando si tratta di deporre una corona di fiori sulla tomba di uno dei padri dell’Europa. Tutti d’accordo nelle cerimonie, poi ciascuno fa i propri interessi.

E tuttavia, nonostante queste costatazioni amare, serviva un vertice del genere, anche se sarebbe stato più elegante e visionario farlo non su una nave da guerra ma in terraferma, anche se di cabine di regia la Ue ne ha fin sopra i capelli perché c’è qualcosa che non va nella sua governance, anche se l’assenza di un qualsiasi rappresenante della Ue non è stata una gran scelta (o forse era obbligata). C’è stata la riaffermazione di un’Europa dei popoli impegnata per la pace e la sicurezza (vedi terrorismo e guerre), in qualche modo accogliente e attenta ai diritti umani (vedi immigrazione e accordo con la Turchia), sensibile al benessere minacciato dei suoi cittadini (economia al rallentatore). Ma non basta.

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