A Venezia un dialogo tra Ue e scienziati su clima e biodiversità

Il 3 maggio a Venezia le 7 famiglie politiche europee hanno accolto l’invito della comunità scientifica a rispettare gli obiettivi scientifici su clima e biodiversità, e a concentrare il dibattito sugli strumenti per raggiungerli
(Foto pexels, baurzhan-kadylzhanov)

La mattina del 3 maggio a Palazzo Loredan, sede veneziana dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, introdotto da un intervento del ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica Pichetto Fratin e da un messaggio di sostegno da parte di papa Francesco, ha avuto luogo, in lingua inglese, l’incontro: “Gli Europei hanno diversi valori, ma un obiettivo comune su clima e ambiente”.

«Si tratta di un convegno che dà inizio al Venice Dialogue, ovvero al tentativo di cercare un dialogo più stretto tra la comunità scientifica e le famiglie politiche europee», dichiara Sissi Knispel de Acosta della European Climate Research Alliance, che raggruppa 15 enti di ricerca europei e che è tra i promotori della lettera aperta all’origine dell’iniziativa. «Noi scienziati riconosciamo alle famiglie politiche europee la natura storica del compito di gestire la transizione verso un nuovo equilibrio con la natura che ci sostiene, e riteniamo una ricchezza la diversità dei valori che incarnano, visto il terreno comune su libertà e democrazia. Abbiamo chiesto però di aggiungere a questo terreno comune il rispetto degli obiettivi scientificamente necessari su clima e biodiversità, per garantire il futuro del nostro continente».

«Siamo molto contenti che la risposta sia positiva − spiega Maria Cristina Facchini, presidente della Società Italiana per le Scienze del Clima, pure tra i promotori −. Concordare sugli obiettivi significa infatti poter discutere e anche dividersi sugli strumenti per raggiungerli. Il ruolo della comunità scientifica, riteniamo, è proprio quello di valutare l’adeguatezza degli strumenti che si intendono adottare ma soprattutto di fornirne il più ampio ventaglio possibile, all’interno del quale le famiglie politiche europee possano scegliere quelli più efficaci ma anche quelli più coerenti con la propria visione del mondo».

«Una campagna elettorale sui diversi strumenti che abbiamo per raggiungere gli obiettivi su clima e biodiversità − sottolinea Jochem Marotzke, presidente del Deutsches Klima Konsortium, altro ente promotore − aiuterà l’opinione pubblica a percepire due elementi fondamentali: da un lato la necessità di agire, condivisa da tutti i partiti; da un altro, finalmente, la possibilità di essere informata sui diversi strumenti a disposizione come pure di partecipare alla loro scelta».

L’incontro è stato aperto da una presentazione scientifica di altissimo livello sulla crisi del clima (Filippo Giorgi, Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste) e della biodiversità (Helena Freitas, rappresentante Unesco per la Protezione della Biodiversità e lo Sviluppo Sostenibile) e sul costo della crisi, che già ora supera quello che dovremo sostenere per la transizione (Max Kotz, Potsdam Institute for Climate Impact Research).

Tanti gli interventi sui valori che ispirano le 7 famiglie politiche europee al rispetto degli obiettivi scientifici, e quindi a introdurre una discussione sugli strumenti adottabili, rappresentanti e parlamentari dei diversi partiti europei.

Ha concluso l’incontro Antonello Pasini, coordinatore del Comitato scientifico “La Scienza al Voto”, che ha promosso l’iniziativa. Ha spiegato: «Il Venice Dialogue prende il via con il nome di una città tra le più amate dagli europei e tra le più minacciate dalla crisi del clima e della biodiversità: il prossimo appuntamento sarà alla conclusione della campagna elettorale, con la firma, a Roma presso il Cnr il 5 giugno, Giornata Mondiale dell’Ambiente, di un accordo pre-elettorale per il rispetto degli obiettivi scientificamente necessari e per un dialogo stretto delle famiglie politiche europee con l’European Scientific Advisory Board on Climate Change e con gli organi di consulenza nazionali, da creare se ancora non esistenti. È l’occasione per l’Europa, che dal punto di vista geografico è solo una piccola appendice del continente asiatico, di tornare ad essere l’avanguardia del pianeta: dopo aver esportato la scintilla della rivoluzione industriale e lasciato il passo a continenti più grandi e popolosi nel cammino, indubbiamente accidentato, verso il benessere, ora l’Europa può correggere gli sbandamenti di quel cammino e guidare nuovamente il mondo verso uno sviluppo equilibrato».

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