A Trieste è di scena un altro mondo

Un primo bilancio sulla più ricca e articolata kermesse festivaliera italiana espressamente dedicata alle cinematografie dell'Europa centro-orientale. Oltre 130 titoli in anteprima nazionale.
Trieste Film Festival

Bisogna pur dire che il Trieste film festival ha festeggiato i suoi 25 anni di vita (dal 17 al 22 gennaio) con coraggio, dati i tempi di ristrettezze e non solo economiche, ma mentali. Raro trovare una rassegna che arditamente e con discrezione – sono le due facce di questa splenda città-  sappia essere aperta al polmone europeo dell’Est, dal Baltico alla Grecia.

Così quest’anno i lungometraggi, i corti, i documentari, l’animazione hanno spalancato la mente e il cuore degli appassionati sempre numerosi che affollano le sale di proiezione, nonostante l’inclemenza del tempo – ma per fortuna non c’era la bora.

Dunque, veniamo ai film. Hanno vinto: Styd, ossia Shame, Vergogna di Jusup Razykov, regista dell’Uzbekistan che narra la storia di una base nella penisola di Kola dove le famiglie, ora che si chiude, sono nello smarrimento, ed in particolare Lena, che vive una tormentata storia d’amore.

Per i documentari il premio ex aequo è andato a The special Need di Carlo Zoratti e Stream of love: il primo racconto di un regista udinese sul viaggio di tre giovani “speciali”, di cui uno autistico, i l secondo dell’ungherese Agnes Soss sul mondo degli anziani in Transilvania.

Per i corti infine ha vinto Boles di Spela Cadez di marca slovena.

Naturalmente, si tratta di una selezione accurata fra racconti che meriterebbero ben altri premi. Penso a film come “Grattacieli galleggianti” del polacco Tomasz Wasilewski, storia di una “diversa” avventura d’amore, al bosniaco Episodi di un raccoglitore di ferro, una vicenda rom di assoluta bellezza e di commovente realismo, all’ungherese Le grand cahier, racconto di due gemelli abbandonati durante l’ultima guerra, storia di una infanzia crudele…. Solo per fare alcuni titoli.

In realtà, il festival ha offerto anche mediante tavole rotonde la possibilità di un percorso all’interno dei popoli orientali, molto più ricchi di umanità ancora rispetto all’occidente e con un cinema che non abbisogna di artifici e di esercizi stilistici ma è sano, vitale e poetico.

E’ quello che manca all’Ovest. La poesia che è verità della vita. A Trieste è ancora possibile”! E per fortuna alcuni di questi film appariranno in Italia, contrariamente al solito. Anche questo è un progresso.

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