A Siena le arti del Rinascimento
Già l’ambiente, regolare e scandito da ampie volte e da pareti luminose introduce in una dimensione di armonia e di preziosità non eclatante che sembra l’anima dell’arte senese. Nella quale non ci sono solo Duccio Simone Martini e i Lorenzetti, ma una schiera di artisti grandi e piccini in una circolarità di dare e di avere, di contatti con Firenze – eterna rivale in politica – e col Norditalia (Venezia e Milano), ma anche con l’estero (il mondo del Tardogotico).
Sassetta e Vecchietta, Donatello e Jacopo della Quercia sono gli autori più presenti nella rassegna, la quale offre l’opportunità – davvero unica – di un confronto fra linguaggi d’arte diversissimi e complementari, ossia tra le differenti anime del rinascimento toscano, che qui a Siena trovano una espressione di pacata condivisione.
Ci sono due Madonne col bambino, poste l’una accanto all’altra. La prima di Donatello, l’altra di Jacopo della Quercia. Jacopo ha un timbro chiaramente classico, possente: senza di lui, viene subito da pensare, Michelangelo è inimmaginabile. Basti vedere la plasticità esibita delle sculture rimaste della celebre Fonte Gaia. La sua madonna dipinta che avvolge un bambino muscoloso è immagine di solidità interiore, di sicurezza materna. Donatello invece inventa, nella struttura anch’essa classica, un gruppo dove la madre ha un dolce volto affilato, che trasmette sensi di accoglienza, di pacatezza. L’espressionismo donatelliano, sempre vigoroso, qui si distende nel sentimento. Donatello indaga l’uomo nelle sue viscere emotive più intense, Jacopo parla per i secoli.
Sono bellissime le sculture, spesso in legno dipinto, di questi due grandi artisti e bisogna riconoscere che l’aria “senese” riesce a temperare il dramma di Donatello e l’eroismo di Jacopo in forme che sembrano musiche solenni e lievi.
Nel campo pittorico, il fenomeno Simone Martini e i fratelli Lorenzetti del Trecento dà il via ad una catena di variazioni e imitazioni in tavole dai colori spendenti, polittici o dipinti devozionali privati dove l’oro e il ricamo del pennello danno vita a immagini raffinate e tenere. Quando poi un artista internazionale come Gentile da Fabriano scende a Siena, lasciando nella Madonna dell’umiltà un esempio di raffinatezza e di sentimento, personaggi come il Sassetta e il cosiddetto Maestro dell’Osservanza, si slanciano in polittici e tavole di fantasia calibrata da uno spirito di nobiltà emotiva che fa del loro un rinascimento “umbratile”, pieno di sottintesi; molto “senese” nel gusto per l’ornato e per i volti sensibili della madonne – la Vergine è onnipresente nei dipinti -, al contrario di un Domenico di Bartolo che di senese ha ben poco nella sua Madonna dell’umiltà, così vicina ai rivali fiorentini Filippo Lippi e Luca della Robbia.
Ma la rassegna non mostra solo dipinti e sculture. Altaroli, messali con grandi partiture musicali dalle iniziali dipinte a colori raggianti, copie splendide della Divina Commedia col ritratto anticonformista di un giovane Dante, tessuti sacri importati da Milano o da Venezia…Fino al celebre Fonte battesimale, autentico capolavoro scultoreo e decorativo che è uno dei trionfi del rinascimento senese. Assolutamente da non perdere.
Mario dal bello
Le arti a Siena nel primo rinascimento. Da Jacopo della Quercia a Donatello. Siena, Santa Maria della Scala, Opera della Metropolitana, Pinacoteca Nazionale. Fino all’11/7 (catalogo Silvana editoriale).