A sessant’anni dal Vajont

Il 9 ottobre del 1963 cadeva la frana che fece tracimare l'acqua della diga sopra Longarone, causando quasi 2000 morti. Tante le iniziative per la ricorrenza, mentre il presidente Mattarella sarà sul posto
Disastro del Vajont. Fotografie dell' Ispettorato Vigili del Fuoco, terza circoscrizione, sede di Belluno donate all' Onorevole Giacomo Sedati, Commissario del Governo per il Vajont. ANSA/OLDPIX

«Scrivo da un paese che non esiste più»: è il celebre incipit dell’articolo firmato da Giampaolo Pansa per il Correre della Sera all’indomani della tragedia del Vajont, quando una frana staccatasi dal monte Toc fece tracimare l’acqua della diga che sovrastava Longarone (Belluno) causando 1910 vittime – di cui solo 1500 recuperate. Erano le 22.39 del 9 ottobre 1963; e in sessant’anni si è scritto e detto letteralmente di tutto e di più sulle responsabilità che stanno dietro a queste morti, su come si trattasse di una tragedia più che annunciata – guadagnò in questo senso celebrità, per quanto diversi anni dopo, il libro Sulla pelle viva della giornalista bellunese Tina Merlin – e su come chi aveva messo gli interessi economici davanti alla vita delle persone fosse stato infine condannato a pene irrisorie rispetto a quanto accaduto. Sia come sia, l’anniversario che ricorre quest’anno è occasione per fare memoria e per guardare anche al futuro in maniera costruttiva, in tempi in cui il rapporto tra uomo e natura alla luce degli interessi economici di quest’ultimo è tema quanto mai sensibile: basti pensare a questioni come il cambiamento climatico e il relativo negazionismo, il dissesto idrogeologico, l’abusivismo edilizio, l’inquinamento da sostanze chimiche o da polveri sottili, la deforestazione.

Le iniziative, sia in loco che altrove, sono numerosissime: del resto, la tragedia è rimasta prepotentemente impressa nella memoria collettiva, almeno in Veneto – ricordo di aver sentito più di una volta mia nonna dire, di fronte all’acqua versata sul tavolo da qualcuno dei nipoti, “Te ha fat vero un Vajont”, “Hai fatto proprio un Vajont”: era diventato per lei ormai un modo di dire. Da segnalare, in quanto coinvolgerà oltre 100 teatri in tutta Italia e anche in altri Paesi europei, è “VajontS per una Orazione Civile Corale”: andrà infatti in scena in contemporanea su tutti questi palcoscenici il celebre spettacolo (o un suo adattamento) con cui Marco Paolini, per il trentesimo anniversario della caduta della frana, rese noto al grande pubblico il racconto di quanto accaduto. Grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale dei teatri, e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi – dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, ai luoghi non specificamente deputati al teatro come scuole e centrali dell’acqua – e ciascuno realizzerà un proprio allestimento sulla base delle peculiarità del suo territorio e della sue possibilità. Poi tutti si fermeranno alle 22.39, l’ora in cui la montagna è franata nella diga. Un elenco dei luoghi coinvolti è disponibile a questo link.

Da ricordare che il 9 ottobre sarà presente a Longarone anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Nella chiesa parrocchiale della cittadina verrà suonato il Requiem di Mozart, in ricordo delle vittime. Un’esecuzione particolarmente toccante se contiamo che sono ancora in buon numero i sopravvissuti alla tragedia, e coloro che hanno perso qualche familiare.

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons