A scuola di Sapienza

L’Istituto Universitario Sophia di Loppiano inaugura nuovi percorsi di laurea. La dimensione dell’universalità nella ricerca accademica. L’esperienza di Declan O’Byrne

Il filosofo e cardinale John Henry Newman, spiegando la sua idea di università, scriveva nel 1889: «Ci sono uomini che abbracciano nelle loro menti una vasta moltitudine di idee, ma con poca sensibilità riguardo alle reali relazioni dell’una verso l’altra. Guardano l’ordito della vita umana dal lato sbagliato

ed esso non dice loro nulla». La parola chiave è “relazioni”. Oggi, nel quadro culturale italiano, sono poche le università che si propongono di fornire un sapere che presenti soprattutto la trama di relazioni dell’esistente. È più facile e produttivo, dal punto di vista aziendale, specializzarsi in questa o quella disciplina.

In questo contesto, una proposta controcorrente, da 10 anni a questa parte, è quella dell’Istituto Universitario Sophia di Loppiano (Ius). Di cosa si tratta ce lo spiega Declan O’Byrne, teologo irlandese, docente nel dipartimento di Ontologia trinitaria di Sophia.

«A Sophia si vive una esperienza di “università”. Qui intendo università non tanto come un’istituzione  che  prepara  i suoi studenti per il mercato del lavoro – Sophia fa anche questo, peraltro con buoni risultati –, ma in un senso più ricco. “Università”, lo dice la parola, riguarda l’universale. Nella nostra università si trovano insieme docenti, studenti, personale non- docente, provenienti da tutto il mondo, da tutte le discipline, e costituiscono una comunità che è universale per la varietà dei suoi membri. Ma “università” richiama anche il fatto che lo scopo non è solo lo studio di qualche particolare, di qualche conoscenza tecnica che servirà nella propria vita professionale, ma che l’oggetto di studio è l’universo, cioè il mondo stesso, l’umanità, il tutto, per così dire. Questo non vuol dire che a Sophia si stia “tra le nuvole”, poco legati alla vita quotidiana. Al contrario: quello che mi fa grande impressione a Sophia è il fatto che la pretesa di avere come oggetto di studio l’universale, l’umanità e il tutto, non è solo per i filosofi o i teologi, ma anche per chi studia economia o studi politici o altre discipline. Qui non vuole esserci frattura tra le materie pratiche e quelle teoriche. In ogni dettaglio, in ogni corso, ma anche in ogni interazione – dalla segreteria al bar –, c’è modo di assaporare questa dimensione di universalità».

 

Da dove scaturisce questa impostazione? È legata alla consegna data da Chiara Lubich quando ha fondato l’Istituto Superiore di Cultura, dal quale nascerà Sophia. Ha specificato che il compito di questa scuola è “insegnare la Sapienza”, come un dono che permette di guardare il mondo e scorgere il vero senso delle cose. Questo mi sembra il cuore dell’esperienza di Sophia: trovarsi in mezzo a persone che non danno per scontato che il mondo sia destinato a rimanere più o meno come lo troviamo, e che il nostro compito nella vita si limiti semplicemente ad adeguarci. Bensì persone che sentono la necessità di guardare meglio il reale e capire più in profondità.

 

Facciamo un esempio concreto… Invece di accettare, ad esempio, il modello di uomo che ci offre l’individualismo consumistico, a Sophia si cerca di andare al di là dell’apparenza, e si scoprono segni dell’uomo che cerca di esprimere la sua libertà in modo pieno e responsabile. Capire le sofferenze e le piaghe dei nostri tempi, esaminare i meccanismi che danno potere e ricchezza a pochi e lasciano la maggioranza in una situazione di precarietà economica, sociale e culturale, sono temi ricorrenti a Sophia, e non solo nelle lezioni. Trovarsi a Sophia significa studiare in un contesto dove si guarda continuamente il mondo con i suoi contrasti e contraddizioni, ma cercando di scorgervi i segni della Sapienza che si nasconde dietro all’apparenza o, addirittura, precisamente nell’apparenza. Sophia, dunque, è un posto dove si guarda il mondo così com’è, per capire cosa può nascere e crescere, e come. È ovvio che dopo solo 10 anni di vita siamo ancora in fase di costruzione, ma la visione è chiara, e le possibilità di sviluppo tante.

 

Una nuova proposta formativa

A 10 anni dagli inizi, Sophia propone tre corsi di laurea magistrale e una quotata scuola di dottorato. Dal prossimo settembre, poi, alla laurea in Cultura dell’unità, che punta su una visione integrata per leggere la complessità post-moderna, si aggiungono due nuovi titoli: in Scienze economiche e politiche (con gran parte degli insegnamenti in lingua inglese) per conoscere il contesto economico-politico attuale e saper intervenire nell’ottica della comunione, e in Ontologia trinitaria, per una visione filosofica e teologica dell’essere aperta al senso e al dinamismo della Rivelazione. Integrano la proposta, il Sophia Global Studies e il Centro Evangelii Gaudium.

Per informazioni: www.iu-sophia.org

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