A Roma suore in prima linea

A Roma suore in prima linea Togliere giovani straniere dalla strada è apparso a diversi istituti religiosi un apostolato nuovo pienamente rispondente al proprio carisma. Parla da sé il programma che si sono poste: “la donna consacrata verso la donna schiavizzata”. Ed ecco che nel giro di due anni sono state aperte nella capitale nove case di accoglienza, ed altre stanno per essere aperte in vari quartieri della città. Alcune scuole private chiuse per mancanza di personale o di alunni, o anche ex orfanotrofi si sono orientati in questo servizio. C’è anche una grande collaborazione tra congregazioni, una connessione in rete, con possibilità di condivisione delle esperienze che dà molto sostegno, Non si dà semplice rifugio, ma si inventa ogni cosa che possa dare pienezza alla loro giornata e possa arricchirla di attività sia manuali sia culturali, con l’occhio fisso al futuro di queste ragazze che per il loro pieno recupero dovranno affrontare in modo autonomo e costruttivo la vita. Un Cd sul lavoro minorile Tutti i bambini del mondo hanno diritto all’infanzia è il titolo di un Cd, curato dal Centro Documentazione Europa della Biblioteca del Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna. Il Cd consente una “navigazione” per livelli progressivi di approfondimento (utilizzando programmi come Explorer o Netscape) attraverso le diverse aree in cui il tema del lavoro minorile è stato suddiviso, offrendo dati conoscitivi del fenomeno, i riferimenti normativi a livello nazionale ed internazionale, indicazioni bibliografiche, notizie sulle diverse agenzie che operano nel settore ed un elenco di indirizzi Internet presso i quali è possibile allargare ulteriormente la ricerca. Per informazioni: tel: 051-639.5383/051- 639.5887 e-mail: segrupcons2@regione. emilia-romagna.it Tate italiane bimbi cinesi Nell’area vesuviana decine di mamme cinesi, impegnate a lavorare tutta la giornata nelle fabbriche tessili, affidano i loro bambini a baby-sitter italiane per una tariffa che si aggira tra i 400 e i 500 euro al mese. Questo è uno degli effetti dell’ “invasione” di lavoratori cinesi in provincia di Napoli, dove sono circa 730 le aziende gestite da asiatici e regolarmente iscritte alla Camera di commercio. La situazione sembra giovare a tutti: alle cinesi, i cui figli imparano più velocemente l’italiano; alle casalinghe italiane che si prendono uno stipendio, al territorio che in questo modo ha una dinamica importante di integrazione.

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