A Roma da 91 Paesi
Le celebrazioni di chiusura di un anno ricco di eventi. Una nuova presa di coscienza sul ruolo del prete oggi.
Per tre giorni Roma capitale dei sacerdoti. Non è che normalmente non se ne incrocino lungo le vie capitoline, ma in questi giorni la loro presenza è davvero particolare. A gruppi li si incontra dappertutto, nelle metro, sugli autobus, nei parcheggi, in prossimità delle maggiori basiliche. Giovani, tanti preti giovani, ma non solo, provenienti da tutto il mondo per concludere insieme con il papa l’Anno sacerdotale aperto il 19 giugno dell’anno scorso e che in questi giorni ha in calendario le celebrazioni di chiusura. Le cifre parlano di novemila presbiteri provenienti da 91 Paesi prevalentemente di area spagnola e inglese.
Un’affluenza superiore alle previsioni tanto da dover sdoppiare gli appuntamenti dei primi due giorni (oggi e domani) inizialmente previsti solo a San Paolo fuori le Mura e che invece si svolgeranno in contemporanea e in collegamento anche nella basilica di San Giovanni in Laterano, mentre da domani sera l’appuntamento è per tutti in piazza San Pietro, dove avrà luogo una veglia con testimonianze e momenti musicali. Ultimo atto venerdì, con la messa solenne presieduta da Benedetto XVI.
Oggi pomeriggio un evento in Aula Paolo VI promosso dai sacerdoti dei Focolari, di Schoenstatt e in collaborazione con il Rinnovamento carismatico cattolico internazionale. “Sacerdoti oggi” il titolo e “uomini di Dio, fratelli tra i fratelli, profeti di un mondo nuovo” il sottotitolo per un pomeriggio di testimonianze forti e contributi artistici.
Va a chiudersi dunque un anno speciale che verrà ricordato anche per la particolare intensità con cui il mondo ecclesiale è finito nell’occhio del ciclone degli abusi sessuali. E proprio riferendosi a quanto successo i vescovi italiani hanno sentito l’esigenza di esprimere la loro gratitudine e il loro incoraggiamento a tutti i sacerdoti. «Incalzati da accuse generalizzate, che hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti, abbiamo pregato e invitato a pregare per voi», dicono in un messaggio in cui, richiamandosi alla vocazione alla santità tipica di ogni cristiano e quindi dei ministri ordinati, sottolineano come l’imperativo di Gesù a seguirlo sia «un’irresistibile sollecitudine» che «ci commuove e sospinge ad andare avanti, ci aiuta a non adagiarci sulle comodità, a non lasciarci distogliere dall’essenziale, a non rassegnarci a ciò che è solo abituale nel ministero».
Al grazie per il servizio offerto ogni giorno, «noi siamo fieri di voi», esprimono in un passaggio, si aggiunge l’incoraggiamento: «Quando il Signore ha inviato i discepoli in missione ha detto loro: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt, 28,20). Non ci ha promesso una vita facile, ma una presenza che non verrà mai meno. La sua compagnia non ci mette al sicuro dagli attacchi del maligno, né ci rende impeccabili, ma ci assicura che il male non avrà mai l’ultima parola, perché chi si fa carico del proprio peccato può sempre rialzarsi e riprendere il cammino».