A proposito di università

La Riforma Gelmini non sarà approvata tanto presto… Una lettera da Genova.
università

Scrive la signora Maria Celeste Poggi, da Genova: «”Tre lezioni universitarie”: grazie al direttore per ciò che ha scritto. In realtà non ci stavo capendo molto e mi ha chiarito le idee. È vero, non sappiamo più ascoltare, ascoltarci… Vien da dire: “Basterebbe così poco!”».

 

Nel frattempo, cara signora Poggi, le faccende si sono ulteriormente ingarbugliate, avendo la Conferenza dei capigruppo del Senato deciso di spostare l’approvazione definitiva della legge all’indomani del voto di fiducia richiesto dal governo in quella sede. Il che fa calare nuvoloni scuri sull’intera riforma, che rischia di non essere mai approvata. Con la minaccia, da parte del ministro, di sospendere erogazioni e concorsi ad libitum. Il rischio è quello della paralisi, o del collasso, il che alla fine è la stessa cosa.

 

Dispiace profondamente che la crisi culturale, morale ed economica che attraversa l’Italia emerga con tutte le sue contraddizioni proprio sul dossier dell’università pubblica. La formazione della futura classe dirigente dell’Italia rischia di essere offerta su un piatto d’argento alle sole università private che, se da una parte spesso posseggono mezzi e docenti di massimo livello, dall’altra creano una selezione di censo nell’accesso alla formazione e alla ricerca. Dispiace perché la cultura è un bene comune e pubblico, non è un affare solo di soldi e di idee privati, al punto che lo Stato ne è ancora il depositario.

 

Ciò non vuol dire, d’altra parte, che si voglia condannare l’università privata. Tutt’altro. Ma in un Paese all’altezza dei tempi (ed europeo) si verrebbe così a tradire quella tradizione culturale che, mescolando sapientemente pubblico e privato, ha creato la grande Europa. (A proposito di radici cristiane dell’Europa, si noti che le prime università del Vecchio continente sono nate proprio sotto gli auspici della Chiesa…).

 

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