A proposito di Piergiorgio Welby
Sono arrivate in redazione parecchie lettere a proposito di Piergiorgio Welby. Anche se la sua dolorosa vicenda terrena si è conclusa il 22 dicembre, non si sono spenti i riflettori sulle circostanze e le problematiche suscitate, in particolare su come è avvenuta la sua morte e sui suoi funerali. Diversi sono gli aspetti che occorrerebbe prendere in esame: legale, etico, umano, sociale. E’ soprattutto l’aspetto legale che è stato messo al centro di questa situazione dolorosa. Era stata interpellata la magistratura per poter legalmente interrompere le cure (staccare Welby dal respiratore) ma la risposta è stata negativa. Si è cercato di coinvolgere anche il Presidente della Repubblica. E’ intervenuto il Consiglio Superiore di Sanità che ha espresso lo stesso parere perché le cure che tenevano in vita Welby non erano da considerarsi come accanimento terapeutico per giustificare la loro sospensione. Il trattamento medico con un respiratore è somministrato normalmente ad ammalati con questo tipo di malattia. Il rifiuto delle cure da un punto di vista giuridico è ammesso dalla Costituzione italiana,però manca la legge per la sua applicazione. Da un punto di vista etico, il rifiutare le cure , quando queste sono proporzionate, non è moralmente lecito; tuttavia, qualora il paziente insistesse perché per lui le cure sono insopportabili, non lo si può costringere. Un medico che in questo caso staccasse un respiratore si espone al giudizio della legge. (Questo è il pensiero di mons. Elio Sgreccia – vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita). Anche il cardinale Martini è intervenuto sul Sole 24 ore domenica 21 gennaio affermando tra l’altro che Occorre elaborare una normativa che da una parte consenta di riconoscere la possibilità di un rifiuto (informato) delle cure -in quanto ritenute sproporzionate dal paziente- dall’altra protegga il medico da eventuali accuse senza che questo implichi in alcun modo la legalizzazione dell’eutanasia. Dobbiamo domandarci : il paziente ha fatto richiesta di interrompere le cure perché per lui insopportabili (in questo caso la sua richiesta è lecita), oppure perché voleva farne una battaglia politica per sostenere la eutanasia? La tempesta dei mezzi di comunicazione su questa situazione ha creato una forte pressione politica che era chiaramente a favore della eutanasia. In questo contesto, si è inserita la richiesta dei funerali religiosi. Proprio il cardinale Ruini, intervenendo al Consiglio permanente della C.E.I. (Conferenza episcopale italiana) il 23/1/07 ha detto in proposito: La sofferta decisione di non concederlo( il funerale) nasce dal fatto che il defunto, fino alla fine, ha perseverato lucidamente e consapevolmente nella volontà di porre termine alla propria vita. Continua Ruini: Soprattutto ci ha confortato la fiducia che il Dio ricco di misericordia non solo è l’unico a conoscere fino in fondo il cuore di ogni uomo, ma è anche Colui che in questo cuore agisce direttamente e aldidentro, e può cambiarlo e convertirlo anche nell’istante della morte. Purtroppo la Chiesa non ha la possibilità di una comunicazione pari a quella dei media che entrano nelle case coi telegiornali quotidiani e che hanno presentato solo l’aspetto umano del caso. Non si doveva strumentalizzare né lui, né il suo dolore e nemmeno la Chiesa. Di fatto durante i funerali (laici!), c’era gente in chiesa che pregava, mentre fuori sulla piazza c’era altra gente che raccoglieva firme per l’eutanasia.