A proposito di fedeltà
Chiudiamo questo numero a distanza di due giorni dall’ultimo saluto al principe Filippo che ha consegnato alla storia, fra le tante immagini, quella di Elisabetta, la regina d’Inghilterra, avvolta nel suo dolore, da sola, sugli scranni della St. George Chapel, dove si sono svolte le esequie. Un’istantanea inedita della sovrana ultranovantenne, che abbiamo sempre visto nell’esercizio pieno delle sue facoltà di governo. E forse un po’ sorprendente sarà risultato a qualcuno il “vuoto enorme” di cui Elisabetta ha parlato riferendosi al venir meno del suo consorte. Già, perché il principe Filippo è stato definito da non pochi media l’uomo che stava tre passi indietro rispetto alla moglie, leggendo in questa distanza quasi un rapporto di inferiorità. E invece si è scoperto, forse solo adesso, che Filippo per Elisabetta era la sua “roccia”, altra affermazione della sovrana d’Inghilterra. Si comprende così che si può stare qualche passo indietro rispetto a qualcun altro perché questo richiedono i ruoli o i protocolli, senza che ciò impedisca, nel più profondo, di essere a fianco se non addirittura davanti, a tendere la mano perché l’altro possa farcela a sostenere il peso di una responsabilità. Come si comprende quanto la fedeltà a un impegno per una vita insieme possa portare lontano: 73 anni di matrimonio, nei quali certo non sono mancate difficoltà, dicono da sé il valore di un amore capace di andare al di là di ogni ostacolo e proprio per questo in grado di reggere. Una testimonianza in primis per la famiglia reale britannica stessa, che ha registrato vicende di tutt’altro tipo; e poi anche per tutti quelli che alle vicissitudini di questa famiglia allargata hanno guardato e guardano, nel bene e nel male. Sembra qui ribaltata la nota frase attribuita alla scrittrice britannica Virginia Woolf, «dietro ogni grande uomo c’è sempre una grande donna», in genere la moglie. Ma verrebbe da pensare anche, più in generale, che sia l’uomo che la donna, tanto il marito quanto la moglie hanno la capacità e la possibilità di far grande l’altro, senza temere per questo di valere di meno.
Nell’inchiesta di questo numero affrontiamo il tema del peso di cui si fanno carico le mamme nelle nostre famiglie. Un peso a volte portato in solitudine, che le spinge a dover rinunciare alla carriera, alla propria realizzazione personale, a sé stesse, in ultima analisi. Certo, questa capacità di amare è più grande di ogni cosa. Ma appunto per questo non può essere appannaggio delle sole donne.