A proposito di Batman
Da noi uscirà il 29 agosto, ma negli Usa è già nelle sale, molto apprezzato dai fan. Parliamo dell’ultimo Batman, “Il cavaliere oscuro”. Di successo ne ha avuto fin troppo. Grazie ad un ventiquattrenne, James Holmes, che a Denver, credendosi il principe vendicatore, ha ammazzato dodici persone, fra cui alcuni bambini. In questi giorni lo abbiamo visto nei telegiornali: le sue foto in tribunale lo presentavano con i capelli rossi e l’aria allucinata.
Gli Usa piangono e si domandano come mai periodicamente ci siano delle persone – giovani, spesso – che all’improvviso sono prese da un raptus omicida e uccidono. Anche il presidente Obama si è chiesto come mai accadano episodi del genere.
La verità, come tutte le cose autentiche, è semplice, alla portata di mano. Negli Usa la possibilità di acquistare armi anche da parte dei giovani è aperta. Risponde alla mentalità americana del self-man che difende il suo territorio spavaldamente come nei film western. Gli Usa infatti sembrano sempre alla ricerca di nemici da abbattere, possibilmente fuori dal loro territorio. La storia del ‘900 e oltre lo insegna. Lo si nota pure a livello filmico: è impressionante la quantità di prodotti di enorme violenza, giustificati come capolavori – se lo sono – come le opere di Tarantino e Kubrick. Immaginarsi il filone vendicativo e poliziesco a che livelli possa scendere. Copiato poi a man bassa dall’Europa.
È ingenuo credere che questi elementi siano innocui per le giovani menti, in cui invece si insinuano come un tarlo che poi, nelle persone meno protette psicologicamente, esplode.
Servirebbe una inversione di tendenza, cioè una forte limitazione nella compravendita delle armi e una censura ai film troppo duri. Ma i politici non se la sentono perché la gente protesta. Se in una nazione c’è il culto della violenza e della vendetta – vedi la pena di morte – perché meravigliarsi poi di quel che succede? Tanto, le lacrime durano poco. Dopo la strage, è ricominciato infatti l’assalto alla prima di Batman.