A proposito dell’uovo di Colombo
Era il gennaio del 1948, a Trento. Mi trovavo nel focolare di piazza Cappuccini da poche settimane e Chiara mi aveva affidato la cucina. Le focolarine amavano così tanto i poveri che davano via tutto, dividendo con loro non il superfluo che non esisteva mai, ma il necessario. Quel che c’era in casa non bastava neppure per noi; questi poveri per me erano troppi, venivano in continuazione… Bisognava mettere un freno a tanta carità.
Una sera sentii suonare alla porta, corsi ad aprire: era un povero. Mi chiese, stendendomi la mano: «Signorina, avrebbe qualcosa da darmi da mangiare?». Ed io: «Mi rincresce tanto, ma non ho proprio niente».
Giosi dalla stanza vicina mi sentì e mi venne immediatamente accanto; con grande amore verso di me e verso il povero, disse a questi di aspettare un momento e, presami in disparte, mi chiese: «Se fosse venuto Gesù in persona a chiederti qualcosa da mangiare, avresti risposto che non hai niente?». «Beh – risposi –, certo ci avrei pensato un po’ prima di dirgli di no». «Ebbene – continuò lei –, quel povero è proprio Gesù perché lui ha detto: “Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me». Poi, guardando il tavolo di cucina: «Quell’uovo, Palmira, ti pare proprio niente?». «Per cena voglio fare una frittata e sono senza latte: mi serve per tenere insieme la farina». Eravamo in sette o otto e la cena di quel giorno era tutta lì: una minestra di riso e una frittata.
Senza alcuna aria di lezione o rimprovero, Giosi continuò: «Tu credi che Cristoforo Colombo ha scoperto l’America?». Ed io, guardandola un po’ stupita: «Certo che ci credo». «Ma tu l’hai visto Cristoforo Colombo?». «No, ma ci credo perché sta scritto sul libri di storia». E lei: «Come fai allora a non credere a quello che sta scritto sul Vangelo? Senti cosa ha detto Gesù: “Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”».
Quel Cristoforo Colombo fu una mazzata in testa. Con tutto il mio credermi brava cristiana, mi resi conto della mia meschinità e mi sentii ridicola: credevo di più a quello che dicono i libri di storia che a quello che aveva detto Gesù. Mi sentii completamente demolita e non fui capace di prendere quell’uovo e portarlo al povero; lo fece Giosi, che forse si accorse della mia umiliazione. Quest’episodio segnò l’inizio della mia conversione al Vangelo.