A proposito del David

Premiati i fratelli Taviani per "Cesare deve morire" e Sorrentino con "This must be the place". Premio alla carriera per Liliana Cavani
I fratelli Taviani

Bis per i fratelli Taviani il 4 maggio alla cerimonia dei David. Dopo l’Orso d’oro berlinese è arrivato anche il premio casalingo per il loro Cesare deve morire. Giusto per i due ottuagenari dalla viva passione civile, che hanno dedicato il premio ai carcerati di Rebibbia. Insomma, vecchio è bello, a quanto pare. E una volta tanto il riconoscimento è stato dato a un tema azzeccato. Come è successo a Michel Piccoli per l’interpretazione del papa in Habemus papam di Moretti, futuro presidente della giuria a Cannes (i francesi lo adorano, in effetti gli assomiglia come temperamento…).

 

Poche cose invece, e spiace, per Romanzo di una strage di Giordana, con il premio ai due attori non protagonisti Pierfrancesco Favino, sempre bravo e presente, e la intensa Michela Cescon.

 

Sorrentino si è beccato ben 6 David per il suo This must be the place, forse troppi perché il film, tecnicamente perfetto, non brilla per poesia, a dire il vero. Ma la logica del Donatello è anche quella di dar contentini alle diverse case di produzioni, ormai lo si sa.

 

Perciò restano amare alcune esclusioni, come Terraferma di Crialese, mentre si gioisce per le opere prime promettenti come Scialla e Io sono lì. Inevitabili e meritati i premi agli stranieri Una separazione e Quasi amici, davvero delle belle opere.

 

E infine, l’annuncio che la nostra Liliana Cavani, 80 anni l’anno prossimo, è al suo terzo san Francesco. Premio alla carriera per una donna e un’artista libera.

 

Tutto sommato, un’edizione meno superficiale delle scorse. Vecchi e giovani a pari merito, a quanto si vede. Speriamo bene per il nostro cinema.

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