A proposito del 20 giugno contro il gender

famiglia

Inutile dire come la promozione di una manifestazione in difesa della famiglia per il prossimo 20 giugno, in piazza San Giovanni in Laterano, un luogo che evoca il ben noto Family Day del 12 maggio 2007, stia suscitando opinioni discordanti in seno alla Chiesa cattolica.

 

I promotori (tra cui vanno ricordati Massimo Gandolfini, Simone Pillon, Gianfranco Amato, Giusy D'Amico, Tony Brandi, Filippo Savarese , Costanza Miriano, Mario Adinolfi, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Paolo Maria Floris, Alfredo Mantovano e Nicola Di Matteo) «non vogliono vedersi scippare il diritto di educare i propri figli. Il comune sentire non è quello dell'indifferentismo sessuale». L'iniziativa nasce, sempre secondo i promotori, «da un grande lavoro sul territorio fatto di centinaia di dibattiti, incontri, convegni sul tema del gender: genitori di ogni ceto sociale, dalle Alpi alla Sicilia, disinformati sul tema, non sanno cosa sta già accadendo». Il Comitato non sembra avere alcun finanziatore particolare, «diversamente dalla propaganda gender che riceve milioni dalla Ue».

 

L’iniziativa in particolare si rivolge contro il disegno di legge Cirinnà, ora all’esame del Parlamento, che sostanzialmente apre la strada ai matrimoni tra persone dello stesso sesso. Paola Binetti, parlamentare Udc, afferma che «è urgentissimo dare un segnale: il 20 giugno la manifestazione deve andare al cuore del problema. Attraverso l'ideologia del gender – afferma – si vuole sottrarre ai genitori l'educazione dei figli. Abbiamo dormito per troppo tempo».

 

Alla manifestazione sono arrivate adesioni di esponenti del Cammino neocatecumenale, così come di altri movimenti e comunità ecclesiali, ma anche di musulmani, sikh, ortodossi e appartenenti all'Alleanza evangelica italiana.

 

La Cei non ha promosso la manifestazione. Ha detto mons. Nunzio Galantino, segretario generale, ai microfoni di Radio Vaticana: «Grazie a Dio abbiamo un laicato in Italia che è capace di grandi sensibilità, di grandi passioni e anche di belle e grandi iniziative». Aggiungendo che «la modalità con la quale far valere la chiara posizione di tutta la Chiesa, può essere espressa legittimamente in forme diverse… Ma dobbiamo essere tutti uniti per poter contrastare in maniera ragionevole, cercando il dialogo, derive individualiste che, ahimè, ci stanno travolgendo in Italia ma anche in Europa».

 

Città Nuova non ha mai nascosto le sue posizioni contrarie alla teoria del gender, sin da tempi non sospetti (vedi qui). In questa direzione continueremo a lavorare per rafforzare una cultura favorevole alla famiglia, che rispetti tra l’altro il dettame della Costituzione, che la vede guidata da un padre e una madre.

 

Certamente tra i nostri lettori vi sono uomini e donne e famiglie intere che saranno in piazza perché ritengono che non si possa abbandonare il campo su temi tanto delicati; così come vi sono altri lettori che non intendono scendere a San Giovanni per manifestare, ritenendo che il confronto “muro contro muro”, qualcuno direbbe da crociata, non porti grande frutto, come hanno rivelato i simili e dolorosi esempi relativi al referendum abrogativo del divorzio (1974) e a quello dell’aborto (1981). Città Nuova rispetta ovviamente entrambe le posizioni, anche se non ritiene di dover aderire alla manifestazione.

 

Serve, questo sì, anche nella Chiesa cattolica, una forte intesa tra i diversi attori della società civile per la promozione di un’adeguata politica famigliare; ma ciò in spirito dialogante, come per noi è consueto, rispettando le diversità, cercando piste di lavoro comuni e puntando ad un lavoro capillare di formazione sui temi in questione.

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