A proposito dei Borgia
È andata in onda domenica sera su La7 la prima delle nove puntate del serial americano “I Borgia”, diretto e scritto dall’immaginifico Neil Jordan e interpretato da un grande attore inglese come Jeremy Irons. Grande successo negli Usa, prevedibile. In America tutto ciò che riguarda il Vaticano attira, anche se è fantasioso come questa fiction. Che La7, la cui tinta anticattolica è ormai ben chiara, manda in onda in tempi di sede vacante per far vedere che la corruzione vaticana dei Borgia continua anche oggi…
La fiction però si prende molte libertà storiche, troppe. Ne elenchiamo alcune. La più plateale è data dalle confessioni che il papa fa al figlio Cesare e a Giulia Farnese: il papa all’epoca non confessava e neppure esistevano i confessionali… L’intento di dimostrare l’uso perfido della confessione a fini personali è chiaro!
Poi, il conclave. Cesare non vi partecipò: era fuori Roma a studiare…! Grottesco è poi lo stratagemma inventato dei messaggi dentro ai polli: l’andamento del conclave invece è ben noto dai documenti consultabili e comunque raccontati nei libri seri di storia… Non parliamo di Irons che presenta un papa timoroso, quando il Borgia era invece molto fiero e coraggioso, e poco attento al cerimoniale, cosa che invece risulta al contrario…
E si potrebbe continuare, pensando ad esempio all’avvelenamento del cardinale Orsini che ci fu (Cesare non c’era, all’epoca), ma alla fine del papato non all’inizio! Insomma, la storia di sangue, sesso e veleno, il consueto cliché, è pronta con costumi sfarzosi e la pretesa di un grande melodramma romantico. Siamo tornati all’Ottocento, ai tempi dei drammi foschi di Victor Hugo e Dumas. Ma non eravamo nel 2013?
Certo, non vogliamo difendere papa Borgia dai suoi eccessi, siamo abbastanza tranquilli nell’ammetterli, ma la fiction americana esagera nella pretesa di voler raccontare ai poveri telespettatori una storia che francamente rischia, in modo involontario, la caricatura.