A Pesaro vincono i sentimenti
La 49esima edizione di questo straordinario festival si è tenuta coraggiosamente, nonostante i tagli. Ed è un gran bene, perché la rassegna è qualcosa di unico nel Belpaese – e non solo – da decenni. L’aria è familiare, la giuria è composta da professionisti di valore, riconoscibili e simpatici, senza nessun sussiego. Le proiezioni in piazza la sera col grande pubblico hanno un calore umano che fa piacere e riposa. E poi il direttore artistico Giovanni Spagnoletti e il presidente del comitato scientifico Bruno Torri ogni anno fanno gustare cibi nuovi cinematografici.
Quest’anno il focus era sul Cile, in particolare sul nuovo cinema cileno – anni 20003-2013 –: una visione di lavori sull’intimità di straordinaria introspezione, di asciuttezza linguistica, di ragioni interpretative mai superficiali ma profonde. Siamo in un orizzonte diverso da quello europeo: qui non si ha paura di scavare sul sentimento e le emozioni, quelle più intime e più sane, con tutto ciò che di dolore, smarrimento e speranza vi può essere. Dieci film di raro studio psicologico e sociale.
Uno di loro La chupilca del diablo (2012) di Ignacio Rodriguez, 24 anni, ha avuto la Menzione speciale per aver saputo raccontare il passaggio di consegne tra un vecchio e un giovane in un dramma sottile ma critico sul Cile contemporaneo.
Si diceva di cinema che scava sull’uomo. Forse è per questo motivo che fra i sette film al Concorso premio Lino Miccichè – quattro registe donne e molti ritratti femminili – ha trionfato Matei Child Minter, il film rumeno di Alexandra Gulea incentrato sul piccolo Matei che vive col nonno, scappa di casa, vi ritorna e lo trova moribondo. Portato in una casa famiglia, quando la madre torna dall’Italia per riprenderselo farà la sua scelta di vita.
Un’opera delicata e libera, uno sguardo che indaga la vita con leggerezza, calore, e grande sensibilità per gli affetti. Il film rumeno si è aggiudicato pure il premio “Pesaro cinema giovane” ad opera della giuria composta da dieci giovani, entusiasti di quest’opera coraggiosa.
Infine, il premio “Cinema e diritti umani”, sempre voluto da Amnesty International, è andato al cileno Patricio Guzmàn e al suo Nostalgia de la luz. Una storia molto bella: un gruppo di astronomi in una località deserta e “vicina al cielo” studia l’universo, ma è raggiunto da un altro gruppo di persone che cercano invece qui i resti di gente scomparsa. Forte e surreale, il film non lascia spazio all’irresponsabilità anche di chi lo vede, di fronte all’ingiustizia.
Riuscirà il nostro pubblico a vedere almeno qualcuno di questi film così coinvolgenti? La parola alla fede dei distributori nel cinema nuovo e giovane. Che ogni anno passano per Pesaro fino al 30 giugno per volare nelle sale – almeno come desiderio – del mondo. Intanto, qualcuno sta arrivando a Roma…