A Milano la Madonna di Piero
L’anno scorso venne la Natività di Rubens, quest’anno sino all’8 gennaio è la volta di un capolavoro assoluto di Piero della Francesca: la Madonna della Misericordia.
È la tavola centrale del polittico che Piero ha dipinto per la città natale, Sansepolcro in terra d’Arezzo, tra il 1445 e il 1455, nel cui municipio tra l’altro si conserva quella meraviglia che è la sua Resurrezione di Cristo, ora in fase di restauro. Il soggetto, nato verso il XIII secolo in ambito monastico, raffigura la Vergine in piedi e frontale che accoglie sotto il vasto manto il popolo, a proteggerlo dalle guerre, dalle epidemie e dalle carestie. E a garantire inoltre non solo la salvezza del corpo ma anche quella dell’anima, come colei che intercede per gli uomini presso Dio.
Piero accoglie l’iconografia tradizionale, naturalmente secondo la sensibilità di uomo del Rinascimento. Così se fa piacere ai committenti l’antico fondo oro bizantino a determinare il tono metafisico della rappresentazione e se i personaggi sono più piccoli rispetto alla Vergine, come usava nel Medioevo con un preciso scopo simbolico – l’uomo di fronte al divino è chiaramente minuscolo -, pure la figura statuaria di Maria emerge come una colonna purpurea a delimitare lo spazio: lo divide, ne è il centro prospettico ed emotivo, lo domina con la sua plastica presenza.
Maria è qui la Donna per eccellenza colei che «conservava nel cuore tutte le cose» ed è per questo motivo che Piero la ritrae con gli occhi bassi, concentrata nel gesto dell’amore materno, protettivo ed accogliente uomini e donne (fra cui un autoritratto del pittore con gli occhi rivolti a lei).
Una immagine di soave grandezza, solenne e dolce. È la maestà composta che si ritrova nei personaggi del pittore, come nella Madonna di Senigallia ad Urbino e nella Pala di Montefeltro, a due passi da Palazzo Marino, cioè a Brera, il cui sguardo raccolto assomiglia a quello della nostra Pala della Misericordia.
È un atteggiamento mentale e spirituale che ha fatto parlare di Piero come di un pittore “metafisico”, il che è in parte vero. Ma egli è soprattutto un artista che vede le cose la storia le persone con uno sguardo superiore, come contemplasse dall’occhio dell’eternità lo svolgersi del cammino umano. Di qui i l senso di sublime astrazione delle sue opere, quello sbigottimento ed insieme quell’incanto che esse provocano in noi, costringendoci a non essere né sbadati né superficiali e forse a riflettere prima di ferire le opere – e noi stessi – con la smania fotografica.
La Madonna di Piero insegna il pensiero, il raccoglimento, la voglia di amore e di protezione, nel suo silenzio che appare impenetrabile. Ed invece parla, se solo impariamo di nuovo ad ascoltare.
(catalogo Skira, informazioni su www.comune.milano.it)