A Lecco il primo campo nazionale sui beni confiscati alla Mafia

Per una settimana, lavoro manuale, convegni e dibattiti coordinati da don Ciotti
ecomafie

Ha preso il via a Lecco il primo campo nazionale sui beni confiscati alla Mafia, un traguardo importante per la rete di Libera. Ad aprire i lavori è stato don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, che ha incontrato i partecipanti al campo presso la “tenda della memoria” allestita nei giardinetti di Largo Montenero. Poi l’incontro con il pubblico dal titolo Ombre nella nebbia. Mafie in Lombardia e anticorpi di legalità democratica, alla presenza dei sindaci dei Comuni del lecchese dove sono presenti beni sottratti alla criminalità organizzata e assegnati al riutilizzo sociale. Il programma del campo, che si concluderà domenica 4 settembre, prevede lavoro manuale e di animazione sui beni confiscati, incontri di formazione aperti anche ai coordinamenti lombardi di Libera e ai membri delle organizzazioni aderenti al coordinamento lecchese, nonché eventi pubblici che si svolgeranno a rotazione tra i diversi Comuni.

 

Secondo i dati del rapporto di Legambiente sulle Ecomafie, la Lombardia ha registrato un raddoppio dei reati. Se a livello nazionale i sequestri di rifiuti pericolosi avrebbero potuto riempire 82 mila tir, e nel 2010 sono stati accertati 31 mila reati (+8 per cento), di questi 1.619 sono avvenuti in Lombardia contro gli 855 dell’anno scorso, con 1.340 persone denunciate e 474 sequestri effettuati. Nei soli reati legati al riciclo dei rifiuti la Lombardia è passata dal quattordicesimo posto in Italia al sesto, con 371 infrazioni accertate contro 153. E anche nel ciclo del cemento la Lombardia è prima fra le regioni del Nord, con 370 infrazioni.

Secondo il rapporto, dunque, la Lombardia è diventata la peggior regione al nord per l’illegalità ambientale. Anche per questo l’assessore comunale alla Sicurezza, Marco Granelli, ha assicurato che l’intenzione è quella di istituire una commissione Antimafia, anche se è una decisione che spetta al consiglio comunale. A fianco degli ecocriminali a tempo pieno, ha affermato, «sono sempre più presenti colletti bianchi e insospettabili imprenditori». Anche per questo Legambiente chiede alle organizzazioni imprenditoriali di «favorire le denunce e prendere le distanze da chi ha atteggiamenti di indifferenza ed omertà».Uno dei casi più famosi è stato quello legato all’inchiesta Energy, che ha riguardato la Riso Scotti, con l’arresto di sette persone e il sequestro di un inceneritore in cui, secondo l’accusa, sono state bruciate tonnellate di rifiuti speciali. Ma un altro settore su cui si concentrano le inchieste è quello legato al selciato stradale, «dove – ha spiegato Ugo Menteu, comandante regionale del corpo forestale – sono stati interrati rifiuti tossici». E con tutte le strade e autostrade previste per l’Expo, l’attenzione deve rimanere alta.

 

Certo la battaglia sarà difficile «finché non si introducono i reati contro l’ambiente – afferma Cannavò – e la responsabilità amministrativa delle aziende». La criminalità organizzata «si espande in tanti settori – ha spiegato il procuratore aggiunto Alfredo Nobili – sanità, ambiente, edilizia. E assistiamo all’espandersi grazie a tanta distrazione, che si combatte con una "rivoluzione culturale”». «Quando si parla di omertà – ha aggiunto Lorenzo Frigerio (Libera) – si pensa al Sud, ma così non è». Come parte di questa “rivoluzione culturale” Legambiente ha deciso di istituire un premio dedicato alle buone pratiche in qualità ambientale intitolato ad Angelo Vassallo, il sindaco ambientalista di Pollica ucciso l’anno scorso.

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