A Genova gli studenti dicono no alle scuole chiuse il sabato

Protestano insieme ai genitori perché non vogliono lezioni concentrate e orari massacranti, mentre il commissario conferma che non ci sono fondi per garantire l'apertura il sesto giorno della settimana e che si rischia la bancarotta
Genova

Una volta tanto succede anche questo: siamo di fronte a un campionario esemplare di studenti secchioni e di genitori e professori che li appoggiano. Da quando mondo è mondo e scuola è scuola studiare e sgobbare sono le attività più consone da un lato. Dall’altro c'è sempre chi vuol marinare le lezioni e ottenere il massimo col minimo sforzo o ancora inventarsi mali misteriosi per riposare un paio di giorni in più. E chi più ne ha, più ne metta.

Ma a Genova è in corso una rivoluzione culturale. Gli studenti delle scuole superiori  vogliono fare sul serio e alla proposta di non andare a lezione il sabato, cioè adottare la settimana corta, protestano, scioperano, si lamentano e scatenano il finimondo. In corteo urlano il loro no contro "gli orari massacranti". Dall’altra parte il commissario non si schioda di un millimetro, perché dice che ha deciso questa soluzione per risparmiare. In pratica, nelle casse della Provincia non ci sono più soldi per tenere le scuole aperte e così va in scena la protesta davanti alla sede della Provincia.

In pratica studenti, genitori e prof dicono "no" a quelli che potrebbero essere degli orari massacranti per le lezioni che si dovrebbero tenere solamente dal lunedì al venerdì. La rabbia di genitori e studenti è tanta perché lamentano che questa decisione della Provincia li ha esclusi. In pratica non sono stati coinvolti e ora ci si trova con l’accordo fatto. «Tagliare un giorno di scuola il sabato, per contenere il costo del riscaldamento e dell'energia elettrica delle circa 80 strutture scolastiche di proprietà dell'Ente è una cosa ridicola», racconta amareggiata una studentessa. Ma il commissario della Provincia Fossati, fa sapere che chi non è d’accordo mortifica l’impegno e la fatica di quanti, in una situazione davvero critica e difficilissima, «con nuovi tagli per ben 6 milioni di euro imposti dalla spending review al nostro bilancio, cerca ogni giorno soluzioni per mantenere i servizi essenziali ai cittadini. Questa misura è assolutamente necessaria e per evitare il dissesto finanziario dovremmo ridurre le spese di altri 5 milioni di euro».

Il succo sta tutto qui: riducendo l’orario su cinque giorni, è stato stimato un risparmio di circa un milione di euro e Fossati ricorda che già lo scorso anno in una sola settimana con la riduzione delle ore di riscaldamento negli edifici scolastici e negli uffici si erano già risparmiati 50 mila euro. Risparmio a parte legato alla settimana corta nella scuola, si creerebbero problemi seri riguardo ai ragazzi disabili che non possono stare a scuola più di 4 ore al giorno: con il nuovo orario ci rimettono i più deboli che avranno un giorno in meno di lezione. E’ quanto fa sapere  Patrizia Terribile, rappresentante d’istituto. In contemporanea con l’inizio della manifestazione è stato attivato anche un sito on line dove si trova una petizione, lanciata da alcuni genitori e subito sposata dal Cogede, il Comitato genitori democratici della Liguria, dove si raccolgono le firme «per fermare l'ennesimo scempio della scuola pubblica», per dirla con Matteo Viviano del Cogede secondo il quale chiudere le scuole al sabato significa la fine della didattica e l'inizio dell'esclusione degli studenti.

Paure serie e allarmismi da verificare. «Si rischiano sei-sette ore di didattica frontale in settimana, per recuperare le ore "perse" al sabato», lamentano i docenti, mentre i dirigenti devono affrontare in pochissimo tempo una riorganizzazione dei propri istituti con rientri pomeridiani, contrazione della durata delle ore di insegnamento e qualcuno ha ipotizzato anche orari "stagionali" delle scuole. Un progetto insostenibile da un punto di vista educativo per il carico di lavoro: non solo al liceo classico è impensabile concentrare tre ore di greco e allo Scientifico per matematica o fisica dalle 12 alle 15. Mentre gli istituti tecnici vedrebbero aumentare ancora le ore al pomeriggio, quando gli studenti sono già impegnati nelle attività di laboratorio.

E gli studenti fanno sapere che la scuola non sarà più uguale per tutti: «Per chi studia a Genova e arriva dall'entroterra o da località distanti dal centro, e già faticosamente si sobbarca un'ora o due di viaggio in treno o in bus, sarà impossibile studiare a casa perché si tornerà nella propria stanza quando è ora di andare a letto».

Che sia un campanello d’allarme? Se per risparmiare si riducono i giorni di scuola, comprimendo programmi e orari in cinque giorni anziché sei, allora addio ad uno dei fattori più importanti, quello della formazione seria e impegnata, di quelli che saranno tra non troppi anni i nuovi italiani, allora davvero resta tanto amaro in bocca.     

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