A Genova Beppe Grillo non va “Oltre”

Il leader del Movimento 5 stelle non sfonda alla manifestazione organizzata nella sua città. I "grillini" divisi tra chi lo sostiene ancora e chi comincia a criticarlo
Comizio di Grillo a Genova

Oddio ma dove sono finito? Il grecale sferza col suo gelo persone e palazzi di Genova. Piazza della Vittoria è accarezzata dal sole e dal cielo terso, ma quanto freddo!. E poi non si capisce se qui oggi è già carnevale (c’è un sacco di persone con le maschere in volto) oppure se siamo ad una sagra di quartiere. No, niente di tutto questo. Siamo: "Oltre”. Sì, siamo oltre, siamo ad un comizio, e siamo con il politico di turno che qui gioca in casa. Beppe Grillo.

Ad ascoltarlo sono arrivati da mezza Italia, c’è pure la capigliatura sconquassata di Casaleggio, mentre da Milano vi è giunto pure Dario Fo. Ci sono tanti, diranno 40 mila, ad ascoltare questo comico imprestato alla politica. Lui continua a fare il comico, la politica la fanno queste persone che sul selciato di piazza Vittoria, chiedono giustizia, lavoro. Chiedono che la politica torni sovrana e si liberi di troppi personaggi che si sono arricchiti alle spalle degli onesti, mentre Grillo sbraita e insulta come in una cantilena con le sue litanie. Ormai già vecchie, già superate. Poco credibili.

«Torna a fare il comico – gli urla uno studente del Poli – e torneremo ad applaudirti, come politico sei uguale a tutti gli altri». Che non si tocchi il Beppe!, invece è la raccomandazione di Cecilia: «Solo lui può tirarci fuori». Sarà, ma forse mai titolo di manifestazione politica poteva essere più indovinato. Già, l’hanno chiamato “Oltre”, questo giorno. E stando qui si sente davvero il desiderio di andare oltre. Ancora una volta si ripetono i teatrini della politica. E le invocazioni allo sfascio. Sì, sfasciamo tutto, sfasciate tutto. Ma poi cosa costruiamo, cosa costruite?

È la domanda che qui percorre la piazza. Sì, sarà anche vero che Imu, Ici, Iuc, sono il tormentone per i contribuenti. Ma ci sono tormentoni più seri per le famiglie, per i giovani senza lavoro, per le industrie che hanno operai in cassa integrazione. La piazza applaude quando Grillo sfodera improvviso il suo buonismo: «Dobbiamo andare a scoprire un mondo che c’è già, un mondo diverso fatto di solidarietà. Abbiamo 8 milioni di poveri. Dobbiamo fare pulizia, dobbiamo mandare a casa i politici». Non spiega come intende la solidarietà, ma vogliamo crederci.

E poi si torna a ruota libera, al linguaggio populista. Allora ecco che sfodera l’ultima trovata. L'impeachment di Napolitano, perché Napolitano secondo Grillo, «è andato fuori dalla Costituzione 3-4 volte – ha spiegato – e diventa ogni tanto il Presidente del Consiglio, si riunisce di notte per fare le larghe intese, si raddoppia la carriera quando non era assolutamente menzionata in Costituzione, fa dei gruppi con la maggioranza e poi ci invita il giorno dopo: sono comportamenti che non hanno niente a che vedere con un presidente della Repubblica».

Tante parole, tante promesse, tantissimi insulti. Il linguaggio della politica italiana è troppo farcita di niente, di nulla. Davvero. Inseguiamo il gruppo dei romani che vanno verso i loro pullman, «bella manifestazione, ma ci aspettavamo qualcosa di più». Dalla Toscana, dal Piemonte, dalla Lombardia, i pullman parcheggiati raccontano le provenienze. C’è quasi tutta l’Italia. Piazza della Vittoria s’è svuotata delle persone, dei gazebo. Sul selciato sono rimasti assieme a volantini, fogli, manifesti, le promesse di questo politico. Raccoglierle è quasi impossibile, il vento le sbatte contro i muri dei palazzi, e le fa svolazzare ovunque. Forse davvero bisogna guardare “oltre”, e anche saper andare “oltre”, se ancora si vuole seriamente dare credibilità al nostro Paese.

 

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