A costo della vita

«Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma ho sempre rifiutato».  
Shahbaz Bhatti

Il “testamento spirituale” del ministro pakistano per le minoranze religiose Shahbaz Bhatti, assassinato il 3 marzo scorso a Islamabad, ha fatto il giro del mondo. Sono righe impregnate di vita, di coraggio, di offerta estrema per la causa del Vangelo, per l’impegno di dialogo e cooperazione tra le religioni. E per questo il ministro Bhatti è stato ucciso. In tanti chiedono che sia riconosciuto martire. Ecco alcuni stralci del testamento: «Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo 13 anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore, specie ai poveri e ai perseguitati che vivono in questo Paese islamico.

Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia vita. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Finché avrò vita, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità. Potrò guardarlo senza provare vergogna».

 

Vedi anche il commento di Michele Zanzucchi su Città Nuova online

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