A Chiara Corbella Petrillo il premio Comunicazione 2015

Alla giovane mamma romana che diede alla vita un figlio nonostante il tumore andrà il premio “Paoline Comunicazione Cultura 2015”. A due anni dalla morte tanti appuntamenti, incontri iniziative sono nate grazie alla sua testimonianza
Chiara Corbella

In onore della 49° giornata mondiale delle comunicazioni mondiali e in collaborazione col Forum delle Associazioni familiari del Lazio, prenderà vita mercoledì 6 maggio alle 18 presso la basilica di Santa Maria in Montesanto (Chiesa degli Artisti) in Piazza del Popolo, a Roma, un appuntamento con monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sul ruolo del matrimonio, degli sposi dei figli che insieme creano “l’ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore”.

Si ricorderà anche così a due anni della sua scomparsa, Chiara Corbella Petrillo, la giovane mamma romana, che ventotto anni è andata in Cielo, lasciando un marito e un piccolo bimbo di nome Francesco. Enrico e il figlio, per conto della mamma, riceveranno, nel corso del pomeriggio, il premio “Paoline Comunicazione e Cultura 2015”.

La storia di Chiara Corbella Petrillo è simile a quella di santa Gianna Beretta Molla ma, con un pizzico di audacia, potremmo definirla ancora più coraggiosa. Perché, come ha ammesso don Fabio Rosini, direttore del servizio vocazioni della diocesi di Roma lo scorso anno: «Chiara è tutti noi. Era giovane, bella, amava il marito, amava la vita e aveva un fortissimo desiderio: farsi una famiglia. Non poteva prevedere che il Signore le avrebbe però riservato prove inaudite per riuscirci, a cui lei ha sempre risposto con un sì».

“Sì”, quando ha concepito dei figli (Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni) cui – a detta dei medici – avrebbe dovuto rinunciare presto, perché avevano poche chance di vita e in tutti i casi sarebbero nati disabili. Lei ha portato avanti le gravidanze, consapevole poi di doverli accompagnare alla morte poco dopo la nascita a causa delle gravi malformazioni.

Un sì lo ha detto quando ha scoperto di aspettare Francesco (il terzogenito) e al quinto mese di gravidanza le hanno diagnosticato un carcinoma alla lingua.  Nonostante la diagnosi ha deciso di non curarsi per mettere alla luce il suo bambino. E immaginiamo che non saranno mancate paure e preoccupazioni.

«Chiara è tutti noi», perché in modo semplice e genuino ha saputo amare, accettare, accogliere, sopportare, sorridere malgrado i dolori e le paure, come tutti noi vorremmo fare. Ha saputo donare se stessa per il suo terzogenito che è nato sano e poi con la sua testimonianza, come si legge nel titolo del suo libro – Siamo nati e non moriremo mai più (Edizioni Porziuncola) – ci ha lasciato un testamento importante: si può anche morire felici, se si ha fede in Dio e se si ha la consapevolezza che Lui ha scelto il meglio per te.

Prima di morire, Chiara ha scritto, insieme al marito, una lettera per il figlio Francesco: «Per quel poco che ho capito in questi anni posso solo dirti che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. […] Non scoraggiarti mai, figlio mio, Dio non ti toglie mai nulla, se toglie è solo perché vuole donarti tanto di più. […] Sappiamo che sei speciale e che hai una missione grande, il Signore ti ha voluto da sempre e ti mostrerà la strada da seguire se gli aprirai il cuore…  Fidati, ne vale la pena!».

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