A che punto siamo?

Niente panico, ma una giusta dose di buon senso per fronteggiare l'influenza A.

 Prima raccomandazione: «Non abbassare la guardia». L’influenza A sta viaggiando lungo il nostro pianeta ed è già arrivata a toccare 163 Paesi su 193. Ad essere presi di mira sono stati soprattutto i giovani, più abituati ai viaggi e alla frequentazione di locali a rischio di “larga diffusione”, come università, discoteche, luoghi di ritrovo, tanto da essere fra i destinatari privilegiati di un’annunciata campagna di vaccinazione. Nessun obbligo, stiano tranquilli quanti sono contrari a questo tipo di terapia, solo una “calda” raccomandazione e zero costi. Il trattamento infatti sarà gratuito e somministrato attraverso le Asl. Non potremo trovarlo, cioè, in farmacia.

 

Come ci difenderemo nel frattempo da quest’influenza? Anzitutto niente paura: oggi disponiamo di farmaci, moderne tecnologie biomediche, immunologiche, genomiche, reti di sorveglianza epidemiologica, efficienti sistemi per manipolare i virus. Insomma siamo attrezzati per combatterla. 

Giusta la quarantena per quelli che provengono dalle zone infette con sintomi di influenza, giusto lavarsi le mani spesso, starnutire coprendosi con un fazzoletto, parlare a distanza dal momento che il virus si trasmette per via aerea, tramite le goccioline di saliva emesse dalla bocca. Sull’efficacia della mascherina, invece, i pareri sono contrastanti e quindi la scelta è lasciata alla discrezione di ciascuno.

Nel caso in cui insorgano i sintomi della classica influenza autunnale nota a noi tutti (febbre, tosse, astenia, talvolta vomito e diarrea) conviene chiamare il medico che deciderà se è opportuno prescrivere farmaci antivirali.

 

Un’ultima considerazione. Su questa pandemia, tuttora in grado di provocare ansie collettive, pur sapendo che oggi i mezzi per combatterla sono in grado di affrontarla con maggiore efficacia rispetto ad esempio alla “Spagnola”, si è abbattuta una campagna mediatica certo non all’altezza della situazione. Annunci spot tanto da parte di giornalisti, come di politici non sempre illuminati nel proporre soluzioni ad ampio raggio, hanno dimostrato ancora una volta l’incapacità di far ricorso a fonti attendibili.

Ci permettiamo di ricordare che ad esempio a Roma esiste anche l’Istituto Superiore di Sanità, organo scientifico del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dove lavorano con competenza epidemiologi che godono di stima in tutto il mondo. Perché non dare loro più voce?

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