A che punto è la notte?
Le linee guida dell’Organizzazione internazionale del lavoro e il nodo degli investimenti necessari
Potrà sembrare strano, ma in un tempo di crisi, in cui cala il numero degli occupati, aumentano in Italia i decessi sul posto del lavoro. Lo ha rivelato la Vega Engineering, una società specializzata da due decenni nello studio sulla sicurezza sul posto di lavoro, ponendo a confronto i dati dei primi tre mesi del 2011 con quelli del 2010: 114 infortuni mortali contro i 91 dell’anno scorso.
I numeri diventano enormi se si assume la prospettiva planetaria. Secondo il messaggio del direttore generale dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) per la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro del 28 aprile 2011, «ogni anno, circa 337 milioni di persone sono coinvolte in incidenti sul lavoro e oltre 2,3 milioni muoiono a causa di infortuni o malattie professionali».
Statistiche che verosimilmente sono da considerare per difetto e che rischiano di far perdere la percezione del volto concreto di chi subisce il dramma di tanti lavoratori e delle loro famiglie esposte ad un rischio permanente di vita. In un frammento del film inchiesta di Mimmo Calopresti sull’incidente alla Thyssenkroup di Torino c’è, ad esempio, la testimonianza di uno dei pompieri intervenuti per spegnere il rogo, che nota la fede coniugale al dito di uno degli operai investiti dal fuoco e lo conduce a pensare ai tanti legami di storie ed di affetti che quell’anello portava impresso.
Questa giornata viene a cadere poco dopo la storica sentenza sul disastro della “Linea 5” della società tedesca da parte della corte di Assise di Torino, che ha riconosciuto l’esistenza per un datore di lavoro del reato di omicidio volontario con dolo eventuale per una serie di misure di sicurezza, come il sistema antincendio, non attivate per motivi di convenienza economica. Una decisione che, dopo i primi commenti positivi da parte dell’opinione pubblica, ha suscitato una serie di reazioni preoccupate nel mondo imprenditoriale che ha giudicato questo precedente della giurisprudenza un ostacolo per futuri investimenti produttivi.
Non bisogna inoltre dimenticare l’aspetto della salute sul luogo di lavoro: sempre il caso della Thyssenkroup suscitò un’azione comune tra i vescovi di Terni e Torino che invitarono, prima del terribile incidente del dicembre 2007, la direzione della società a non mettere in competizione i lavoratori dei due stabilimenti per il mantenimento del posto di lavoro. Di fatto, come prevedevano le due diocesi, la diminuzione delle condizioni di sicurezza e di salute cominciarono con la tendenza ad accettare turni incompatibili con la vita personale e familiare. Situazione non dissimile da tanti altri casi.
Proprio per tali motivi l’Ilo promuove nei Paesi industrializzati, come in quelli in via di sviluppo, l’attuazione di determinate regole e procedure definite “sistema di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro”: un metodo di prevenzione il cui scopo è «creare misure per la sicurezza e la salute in quattro tappe: pianificare, sviluppare, controllare, attuare». Ciò presuppone la decisione di destinare adeguate risorse al progetto, non solo costi, ma investimenti.