A cavallo del confine

A colloquio con Matteo Oleotto, regista di  Zoran, mio nipote scemo, una commedia italo-slovena dove protagonista è anche il territorio, con il Carso e il vino in primo piano
Il regista Matteo Oleotto

Quasi 10.500 spettatori nel weekend di debutto in sei sale del Friuli, 95.650 euro di incasso contando anche quelle di Roma e Milano – piazzandosi al secondo posto del box office per medio schermo -, senza contare il successo di pubblico e critica a Venezia e Portorose, la nascita in rete della comunità degli “Zoraniani” e la pubblicazione dell’e-book Il furgoncino giallo per I Corsivi del Corriere della Sera: è stata un’autentica sorpresa quella di Zoran, mio nipote scemo, commedia “all’italo-slovena” – più che semplicemente all’italiana – in cui il goriziano Matteo Oleotto racconta le sue terre . «Dopo aver vissuto a Roma – afferma – ho potuto osservare le dinamiche dei piccoli paesi con una lucidità che altrimenti non avrei avuto: e da lì è nata la voglia di raccontarle». È così nata la storia di Paolo Bressan – interpretato magistralmente dall’udinese Giuseppe Battiston -, frequentatore abituale dell’osteria da Gustino. Nella sua vita irrompe direttamente dalla Slovenia il nipote Zoran – ispirato ad un ragazzo realmente conosciuto da Oleotto -, affidatogli in seguito alla morte della nonna: sarà lui, campione di freccette che zio Paolo progetta di sfruttare per vincere un ricco premio, a mettere in crisi l’intero sistema a dare una svolta alla vita di Paolo.

In questi mesi sta compiendo un lungo tour in Italia e all’estero per far conoscere Zoran: che accoglienza sta ricevendo, in particolare in zone diverse dal Friuli?
«Il film ha avuto un’accoglienza più calorosa del previsto nei Paesi esteri in cui l’abbiamo portato, ossia in Slovenia, Croazia, Germania, Brasile, Estonia e Lituania: se il nostro intento era quello di fare un film europeo, ci siamo riusciti. Anche la scelta di non distribuirlo contemporaneamente in tutta Italia è stata meditata: è un film “piccolo”, ha bisogno di passaparola, per cui abbiamo pensato ad una distribuzione diversa, che crei un’“onda lunga” e dia il tempo necessario a che la gente ne parli».

Nel film è stato naturale mettere in campo un “personaggio” come il vino: che ruolo ha?
«Basta fare un giro in macchina da quelle parti per vedere che ci sono solo vigne, e le osterie sono il palcoscenico della vita di paese: non sto parlando di ubriaconi, ma di vera e propria cultura del vino, un elemento forte della nostra terra. Le polemiche in merito, peraltro arrivate quasi tutte dal Friuli e non da zone che a questa cultura sono estranee, mi interessano poco».

Ad interpretare Zoran è Rok Praniskar, un “vero” sloveno: una scelta di autenticità?
«In realtà, Rok è stato scelto tra 476 ragazzi sia italiani che sloveni. Non volevamo porci limiti in quanto alla nazionalità, ma ammetto che sin dall’inizio mi ero indirizzato verso la Slovenia».

Che è, insieme al Carso, l’altra grande protagonista del film…
«L’hanno divisa mettendoci un confine, ma è evidente che, nonostante le differenze e le varie vicissitudini storiche, è una terra sola. Certo c’è una sensibilità cinematografica diversa: ma a me la diversità piace, e lavorare insieme non è stato difficile».

Un lavoro comune che non ha coinvolto solo il cast, dato che Zoran è una coproduzione italo-slovena: una necessità per reperire fondi, in un momento in cui in Italia si fatica?
«Lavorare a cavallo del confine è una cosa normale, fisiologica in un posto come Gorizia, per cui sotto questo aspetto Zoran non è una novità. Anche trovare i finanziamenti non è stato più difficile che per altre produzioni, semplicemente ci è voluto più tempo di quanto avrei desiderato: dei cinque anni trascorsi dall’inizio del lavoro all’arrivo nelle sale, appena cinque settimane sono servite per le riprese e quattro mesi per la post produzione, mentre tutto il resto se n’è andato per trovare i soldi. Ecco, questa è l’unica cosa che cambierei se dovessi rifare il film».

C’è stata forse anche una certa miopia nel non voler finanziare un film che, facendo conoscere il territorio, può dare una spinta al turismo enogastronomico?
«Certo il business è sempre dietro l’angolo, ma allora meglio parlare piuttosto di video promozionali. Non era questo il mio intento nel girare Zoran: piuttosto mi fa piacere che, durante la promozione del film in Italia e all’estero, molte persone siano venute a dirmi che è venuta loro voglia di fare un giro in Friuli e di conoscere queste zone».

Per conoscere le sale in cui Zoran viene proiettato ciascun weekend, potete consultare il sito del distributore Tuckerfilm

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Abbiamo a cuore la democrazia

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons