A Caracalla omaggio a Rudolf Nureyev
Danzatore anticonformista e ribelle, dall'unicità di carisma, artefice di una profonda trasformazione della danza classica, nato sulla transiberiana il 17 marzo del 1938, cresciuto in una regione sperduta dell'Unione Sovietica, Rudolf Nureyev (1938-1993) è celebrato e consacrato nella storia del balletto mondiale come artista di eccezionale virtuosismo e capacità interpretativa.
Scelse di diventare cittadino del mondo fuggendo in Occidente, il 17 giugno del 1961, diventando per la stampa internazionale uno dei capitoli più glamour della guerra fredda. Uno smacco che il suo paese non dimenticherà facilmente, e che lo farà attendere quasi trent'anni prima di poter rimettere piede nella sua terra. Interprete completo, Nureyev lo si celebra per aver incarnato l’idea perfetta del ballerino dallo stile molteplice, dalla totale unione di classicità accademica e di elasticità contemporanea, di classe apollinea e abilità dionisiaca.
Lo si ricorda meno non certamente per essere stato anche un coreografo. In questa veste ha ridato freschezza e vigore ad alcuni capolavori del repertorio romantico liberandoli dalle sedimentazioni museali. Affascinato dall’opera del coreografo francese Marius Petipa (1818-1910), Nureyev rimontò i suoi balletti più importanti dandone delle personali riletture coreografiche. Al “tartaro volante” coreografo rende ora omaggio il Teatro dell’Opera di Roma per la rassegna estiva alle Terme di Caracalla con “Serata Nureyev”, che raccoglie tre estratti da celebri balletti di repertorio: il terzo atto di “Raymonda”; La Polonaise dal primo atto, e il pas de trois del cigno nero del terzo atto, del “Lago dei cigni”; e il terzo atto de “La Bayadère”.
Questi ultimi due costituiscono una novità assoluta per l’ensemble del Teatro dell’Opera che ha lavorato sotto la direzione di Patricia Ruanne, ripetitrice del repertorio Nureyev, assistita da Frédéric Jahn e da Laurent Hilaire, primo ballerino ad essere nominato étoile da Nureyev durante la direzione di Palais Garnier. Ad aprire la serata romana nella cornice mozzafiato di Caracalla è “Raymonda”, creazione degli anni giovanili, presentato anche al festival di Spoleto con il London Royal Ballet nel 1964, il primo che Nureyev mise in scena dopo aver lasciato l’Unione Sovietica nel 1961.
Del celebre balletto sulle musiche di Aleksandr Glazunov, Nureyev ne elaborò altre tre versioni, ma la definitiva rimane quella creata all’Opéra di Parigi nel 1983, quando divenne direttore della Compagnia. In questa rilettura egli scelse di seguire il soggetto di Petipa senza però infondere ai personaggi alcuna particolare introspezione psicologica. Del balletto si è scelto il terzo atto, ovvero lo scintillante divertissement ungherese con le eleganti danze di corte e i virtuosismi che si succedono. Interpreti sono la prima ballerina dell’Opera di Roma Rebecca Bianchi nel ruolo di Raymonda, Friedemann Vogel, guest star e principal dancer allo Stuttgart Ballet, in quello di Jean de Brienne, mentre Giuseppe Schiavone e Angela Kouznetsova, rispettivamente nelle vesti di Roi e della Contessa.
La versione de “Il lago dei cigni” andò in scena all’Opera di Vienna nel 1964 e all’Opéra di Parigi vent’anni dopo. A Caracalla il balletto si apre con La Polonaise del primo atto che vede in scena una massa di soli ballerini; mentre nel terzo atto il famoso passo a due del cigno nero di Petipa viene trasformato da Nureyev in un Pas de Trois, inserendo delle brillanti variazioni per il personaggio di Rothbart in scena a danzare fin dall’adagio iniziale. Il principe Siegfried è Friedemann Vogel, il cigno nero Odile Alessandra Amato, e Rothbart Giuseppe Depalo. Infine “Bayadère”, l’ultima creazione integrale prima della morte nel ’93 ai tempi sempre della direzione artistica all’Opera di Parigi, che narra la storia dell’amore proibito fra Nikiya, la danzatrice del tempio indiano, e il guerriero Solor, promesso sposo alla figlia del rajà.
Ripreso integralmente da Petipa ad eccezione dell’entrata e delle variazioni di Solor, Nureyev conclude la coreografia con l’atto “Il Regno delle ombre”, l’ipnotizzante ingresso da un piano inclinato di uno stuolo infinito di ballerine in tutù bianco che compare dalla bruma dell’oltretomba e invade il palcoscenico con una sequenza di arabesque e port de bras. La suggestione è grande avendo sullo sfondo, come scenario, le maestose colonne romane delle Terme. Nei ruoli principali Marianna Suriano (Nikiya), Claudio Cocino (Solor), Elena Bidini, Alessia Gay e Sara Loro nelle tre variazioni.
A Roma, Terme di Caracalla, per la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma 2016, fino al 26 giugno. In scena i Primi Ballerini, i Solisti e il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, diretti da Eleonora Abbagnato.