A.A.A. cercansi barbe, capelli e criniere di cavallo
“Aaa Cercansi barbe, capelli e criniere di cavallo per il restauro delle statue del Sacro Monte di Varallo”. A lanciare l’urgente appello è Elena De Filippis, direttrice del complesso artistico religioso riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità.
Il complesso monumentale sorge a 608 metri, su un’altura rocciosa che domina Varallo nel cuore della Valsesia in provincia di Vercelli nel Nord del Piemonte, ha bisogno di aiuto. Il Sacro Monte rappresenta il percorso di ascesa al Calvario di Gesù. È il più antico dei sacri monti italiani nato nel 1491 dall’idea di Bernardino Caimi, un frate francescano, di ritorno da un viaggio in Palestina, che pensò di riprodurre a Varallo quei luoghi e rievocare la Vita e la Passione di Cristo. Sorse così una “Nuova Gerusalemme” a beneficio dei fedeli che non potevano recarsi in Terra Santa. Ha 44 cappelle con 800 statue in legno e terracotta policroma a grandezza naturale e più di 4mila figure a fresco. La Basilica dell’Assunta, al centro del complesso sacro, rappresenta il punto di arrivo ideale del pellegrino.
Le statue, la maggior parte del 1500 e del 1600, alcune veri capolavori come quelle di Gaudenzio Ferrari (la grande cappella della crocifissione è stata definita la Cappella Sistina del Piemonte), avevano fluenti barbe e capelli naturali, criniere e code vere, per renderle realistiche agli occhi dei milioni di pellegrini che nel corso dei secoli sono stati a Varallo. Ma oggi molte di loro hanno per l’usura del tempi, l’aria e la polvere, perso i capelli, le barbe e i baffi, così come i cavalli hanno perso code e criniere. E la cosiddetta “Stanza dei capelli del Sacro Monte”, che conserva le scorte, è ora vuota.
Fino a qualche decennio fa le scorte erano garantite dalla devozione popolare con decine di donne che facevano a gara per donare i propri capelli. Inoltre sembra dagli archivi storici del Sacro Monte che giungessero chiome delle tonsure delle novizie, e altre come veri e propri ex voto. Ora non succede più e nelle opere di restauro la direzione non vuole naturalmente usare parrucche, ma allo stesso tempo non può permettersi le capigliature disponibili sul mercato, che sono molto costose e inoltre hanno colori e acconciature che risentono della moda di oggi. E allora ricerca capigliature vere: nere, bionde, rosse, grigie, lisce, arricciate, grandi barbe pepe e sale, a seconda del personaggio da restaurare. E naturalmente dovendo mantenere i materiali dell’epoca, il riferimento sono le prime foto delle statue che risalgono a fine Ottocento, le chiome devono essere naturali non tinte né decolorate L’appello è arrivato anche all’Osservatore Romano che ha pubblicato sul giornale l’appello. Per rispondere e dare la propria disponibilità basta scrivere a info@sacromontevarallo.eu o telefonare a 0163.53938.