#Tempodiagire contro lo spreco alimentare

Si tiene il 5 febbraio di ogni anno la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, promossa dall'Osservatorio Waste Watcher. L'edizione 2025 è incentrata sull'obiettivo di tagliate 50 grammi l'anno di spreco pro capite.
Immagine simbolica dello spreco di cibo (Foto Pexels - Ron Lach)

È uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile: dimezzare gli sprechi alimentari, che il Food Waste Index Report 2024 di Unep quantificava in oltre un miliardo di tonnellate annue, pari a un quinto del cibo prodotto. Il 2030 è ormai vicino, ma siamo noi a non essere vicini all’obbiettivo: ed è infatti questo il tema scelto per la 12ª edizione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, che si tiene ogni anno il 5 febbraio su iniziativa dell’Osservatorio Waste Watcher International.

Per l’occasione, Waste Watcher con la sua campagna Spreco Zero ha lanciato la sfida per l’Italia, sotto l’hashtag #tempodiagire #timetoact: «In termini concreti – spiega il direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della Giornata – si tratta di arrivare nel 2030 a uno spreco pro capite di 368,7 grammi settimanali, ovvero la metà dei 737,4 grammi registrati 10 anni fa al momento dell’adozione dell’Agenda 2030 che al punto 12.3 richiedeva di dimezzare quella quota (fonte: Oss. Waste Watcher International). Una sfida che si prospetta ambiziosa, possiamo iniziare fin da subito adottando strumenti pratici come lo Sprecometro, a disposizione di tutti gratuitamente, che ogni giorno misura non solo lo spreco del cibo ma anche la nostra impronta ambientale, lo spreco dell’acqua nascosta e le emissioni connesse al cibo gettato».

La sfida è quindi quella di tagliare 50 grammi di spreco alimentare ogni anno, arrivando appunto a 368,7 grammi pro capite. Lo Sprecometro citato da Segrè è una webapp gratuita che consente di misurare l’impatto dei propri sprechi alimentari – sia in termini di cibo materialmente gettato e del suo costo che di emissioni di CO2 e impronta idrica – e ricevere dei suggerimenti su come migliorare, valutando i propri progressi nel tempo. Fornisce anche video, quiz, schede informative, ricette che consentono di utilizzare quegli ingredienti più facilmente soggetti a deperimento e quindi ad essere gettati, e possibilità di confrontarsi con altri utenti.

Il logo della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, disegnato da Altan.

Nel presentare la Giornata, Waste Watcher ha presentato anche il proprio rapporto 2025 sugli sprechi alimentari in Italia. Un rapporto che dimostra come siamo ancora a 617,9 grammi settimanali, in crescita rispetto al periodo pandemico, con in testa la frutta fresca (24,3 grammi settimanali), il pane (21,2 grammi) e le verdure (20,5 grammi). Notevoli le disparità territoriali, con punte di 713 grammi al Sud e 526 al Nord. Lo spreco alimentare domestico, secondo il Rapporto, vale 139,71€ pro capite ogni anno, mentre lo spreco di filiera del cibo in Italia costa complessivamente 14,101 miliardi di euro, pari a un peso di 4,513 milioni di tonnellate di cibo gettato.

E questo nonostante l’86% degli italiani dichiari di avere a cuore e prestare molta attenzione al cibo, il 60% provveda a consumare i cibi in scadenza o a congelarli se possibile, e il 56% “testi” comunque il cibo già scaduto prima di gettarlo: buone intenzioni che si scontrano con la cattiva conservazione (un terzo dei casi) o la tendenza ad acquistare troppo o senza fare attenzione al reale stato dei cibi acquistati (anche qui, circa un terzo dei casi).

Ma il dato che forse desta più preoccupazione è il fatto che «proprio mentre sprechiamo più cibo si allontana l’accesso al cibo sano e sostenibile: l’indice FIES di insicurezza alimentare 2025 sale del 13,95% (era +10,27% nel 2024), in uno scenario generale in cui la povertà assoluta è aumentata in Italia dal 7,7% all’8,5% (5,7 milioni di persone nel 2023) e addirittura è salita del 28,9% per le famiglie straniere, e dove la povertà “relativa” già colpisce 2,8 milioni di persone. L’insicurezza alimentare delle famiglie italiane colpisce soprattutto al sud (+17%) e al centro (+15%), le stesse aree dove si spreca più cibo nelle case (+16% e +4%)».

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