Giulia Spizzichino, la farfalla impazzita
Per continuare a non dimenticare, per tenere alta la guardia di fronte a un male che allora si mostrò nella sua forma più feroce, ma che mai può dirsi definitivamente sconfitto, Rai1 propone, mercoledì 29 gennaio in prima serata, in relazione al Giorno della Memoria (27 gennaio), il film Tv La farfalla impazzita, sulla storia dolorosa di Giulia Spizzichino. È stata una donna ebrea romana che durante il nazifascismo perse molti familiari, ben 26 tra Auschwitz e le Fosse Ardeatine, ma che, molti anni più tardi, contribuì, prima con il suo viaggio in Argentina, e poi con la sua sofferta, sentita, per certi versi liberatoria e molto importante testimonianza a Roma, a far estradare in Italia e a far condannare il boia dell’eccidio delle Fosse Ardeatine (che costò la vita a 335 persone): Erich Priebke.
A dare il volto (e le emozioni) a questa donna straordinaria, nel film diretto da Kiko Rosati e tratto dal libro omonimo scritto dalla stessa Giulia Spizzichino con Roberto Riccardi, c’è una brava Elena Sofia Ricci. Nell’incontro con la stampa, l’attrice ha raccontato di essere partita proprio da quel testo e di aver letto e visto molte interviste della protagonista: «Mi ha colpito il suo sguardo. Lei non guardava mai in basso. Raramente il presentatore o l’interlocutore. Il suo sguardo era fisso nel suo passato. Quei morti di cui parlava, lei li vedeva. In ogni suo racconto vedevo, nello sguardo di Giulia Spizzichino, quel che stava accadendo».
Dalla visione di quel materiale è poi partito il lavoro per la costruzione del personaggio: «Ho cercato di capire quanto certo dolore ti possa raggelare per sempre – ha spiegato l’attrice – al punto che per Giulia è stato molto difficile poi lasciarsi andare. Poter amare. Lei è rimasta cristallizzata, congelata nel dolore di quel passato». Quel «dolore – ha proseguito Elena Sofia Ricci – poi si estende a tutta la famiglia ed è stato difficile per loro stare vicino ad una donna che ha questo macigno di sofferenza da cui non riesce a liberarsi». Però, aggiunge l’interprete, «l’essere spinta a fare qualcosa perché Priebke fosse estradato, una volta trovato in Argentina, l’ha in qualche modo liberata».
La farfalla impazzita, che è una metafora per descrivere la sofferenza della protagonista, si muove su due livelli narrativi: quello della guerra, delle violenze e delle deportazioni, e quello del viaggio in Argentina di Giulia Spizzichino e del processo a Roma. Mezzo secolo dopo, quando l’esecutore materiale della strage delle Fosse Ardeatine viene rintracciato e Giulia, riaprendo tante ferite per certi versi inguaribili del suo passato, si è battuta per la verità e la giustizia. Per se stessa, per la comunità ebraica e per ogni essere umano. In quel viaggio in Argentina Giulia incontra altre donne che hanno perduto le persone amate (i desaparecidos) prima delle sequenze del processo a Priebke, girate negli stessi spazi di Roma in cui avvenne quello reale.
«Quello che mi preme dire di questo film – ha detto ancora Elena Sofia Ricci – è quanto parli a tutti. Qua non si parla soltanto dell’Olocausto, ma anche dei desaparecidos in Argentina, e della potenza delle donne che si uniscono. Le donne, quando si uniscono per fare giustizia, sono una superpotenza».
La farfalla impazzita (una produzione 11 Marzo Film in collaborazione con RAI Fiction) ha una struttura volutamente asciutta, semplice, chiara, con funzione didattica e storica, per l’effettivo nutrimento di quella memoria che passa sempre per le emozioni. Non può essere altrimenti. È però puntellato da dialoghi carichi di significato ed è impreziosito da alcuni minuti di immagini reali, di potente repertorio. Accade nei suoi minuti finali, durante i titoli di coda. Sono le immagini con le interviste di Giulia Spizzichino e soprattutto con le sue testimonianze al processo, unite ad altri momenti e altre voci riprese in quell’occasione dal regista Alberto Negrin. Sono momenti toccanti, forti, che conferiscono ancora più forza e valore a quanto visto nei quasi 100 minuti del film. Sono momenti nei quali è davvero difficile trattenere le lacrime.
Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre riviste, i corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it