Natale in India
Ricordo un Natale a Fonjumetaw in Camerun, un altro a Edmonton in Canada, un altro a Houston in Texas, un altro ancora a Mumbai in India… Latitudini, temperature, scenari completamente diversi, eppure ovunque lo stesso mistero: Dio che si fa uno di noi e sceglie di vivere in mezzo a noi.
In India incontrai il prof. Uppadhyaya nella sua casa al centro di Mumbai. Un appartamento piccolo, stracolmo di libri, sparsi ovunque. Gli portai in regalo una statuetta di Gesù Bambino. Ci legava una lunga amicizia. Era l’immagine del vero guru: piccolo di statura, occhi vivissimi e sguardo penetrante, capelli fluenti raccolti in una treccia che la moglie curava ogni mattina con grande amore e rispetto, la barba bianca, spesso raccolta in un pomo che non ne diminuisce la bellezza e l’invito al rispetto. Quando parlava si avverte la statura morale, la profondità del pensiero umano e religioso insieme. Quando lasciava fluire quanto ha nella mente e nel cuore (nella tradizione indiana sono una unica realtà) il professore incantava.
Gli chiedo cosa sia un guru. “È colui che illumina la via, e mostra la strada, che elimina la tenebra e dà luce agli occhi per potere vedere fuori di noi e dentro di noi”. La parola ha come radice “gŗ” che significa “luce”.
E come si sceglie il proprio guru? gli domando. “Il guru non si sceglie, è il guru che sceglie te. O piuttosto è una misteriosa, inspiegabile attrazione reciproca. Come è accaduto a Gesù con i suoi primi discepoli – continua a spiegarmi. Li ha guardati negli occhi, essi lo hanno guardato negli occhi e c’è stata l’attrattiva. La stessa che sta all’origine dell’innamoramento di un uomo e di una donna: perché proprio quella donna, quando ce ne sono di più belle, di più ricche? È il mistero dell’amore… In definitiva è Dio che ha scelto quelle due persone a percorrere una strada insieme come due tronchi che navigano sullo stesso fiume, uno accanto all’altro”.
Intanto la moglie Koikyla e la nuora mi offrono tè con ginger e menta e tipici snacks del Gujarat, pakora fritte al momemto e minuscoli dolci con diversi ingredienti.
Gli chiedo se può mostrarmi un testo del Bhagawad-Gita in sanscrito, poi azzardo: “Perché non salmodiate un capitolo?” Koikyla canta una parte del testo sacro. Ha il libro aperto, ma lo sa a memoria. Canta anche la nuora; anche lei lo sa a memoria, pur non conoscendo l’antica lingua sanscrita. Si crea una atmosfera sacra.
Prima di uscire domando se posso vedere il Baby Krishna che aveva portato con sé a Roma, quando ci eravamo conosciuti la prima volta. Passiamo così nella cucina dove si trova il piccolo tempio di famiglia dedicato ai due piccoli Krishna (sono due gemelli!).
Sorpresa: la statuetta di Gesù Bambino che avevo portata in regalo era già stata collocata da Kiokyla accanto a Krishna! Faranno Natale insieme! Gesù non è venuto in terra proprio per penetrare nelle nostre culture e dimore con tutti?
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