Patriarcato, Giulia Cecchettin e un decalogo per difendere le donne

A Bari stilato un manifesto per aiutare le donne a difendersi dalle violenze. Intanto, continuano le polemiche sollevate dalle dichiarazioni del ministro dell'Istruzione Valditara in occasione della presentazione della fondazione dedicata a Giulia Cecchettin, uccisa dall'ex fidanzato Turetta.
Violenza sulle donne, foto Ansa

Giocare con le parole, svuotando di senso il “patriarcato” per spostare l’attenzione su idee di partito, soprattutto ad un anno dal tragico femminicidio di Giulia Cecchettin, soprattutto in occasione dell’inaugurazione della Fondazione a lei dedicata dal padre Gino, non si è rivelata una mossa indovinata da parte del ministro Valditara. “La visione ideologica vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Ma come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia la famiglia fondata sulla eguaglianza”. Parlando in collegamento video, il ministro ha aggiunto: “Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale”.

Giulia Cecchettin, in una foto tratta da Instagram. Foto Ansa

Elena Cecchettin, sorella di Giulia, e assente alla presentazione della fondazione, ha poi commentato: “Se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un bianco, italiano e ‘per bene’, si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro Paese ogni anno”. A trucidare la giovane studentessa, infatti, era stato l’ex fidanzato Filippo Turetta.

Le parole giocano un ruolo decisivo, ma solo se usate in modo chiaro, soprattutto per leggere la realtà. Ed è anche questo il senso di un manifesto – diffuso a Bari – che intende prevenire e contrastare la violenza di genere e vuole essere strumento di vicinanza alle vittime. Il manifesto sarà distribuito gratuitamente in tutti quei luoghi – come studi medici, strutture ospedaliere, scuole, parrocchie e altre realtà – di snodo e di aiuto per le persone.

Il “Decalogo del Codice Rosso” prende spunto dalla legge antiviolenza del 2019, è nato dalla collaborazione di diverse realtà associative baresi (l’associazione Gens Nova, l’Associazione italiana Donne Medico – AIDM Bari, “Agapanto” Gruppo donne medico OMCeO Bari e il Centro Italiano Femminile Bari) che hanno trascritto in modo più schematico ed efficace i punti della legge. Il gruppo di lavoro costituito ha pensato ad uno strumento comunicativamente fruibile per far conoscere gli strumenti  e le tutele previste  e le regole attraverso cui le donne possono far valere i propri diritti.

Informare rimane uno strumento prioritario per innescare processi di cambiamento culturale e sociale e, nello scenario della piaga della violenza di genere, soprattutto l’aspetto psicologico crea molte barriere. Molte donne tacciono per quel timore che mette a rischio la loro vita o il loro futuro. “Le donne, molte volte, si sentono sole e hanno paura di denunciare: proprio per questo è importante far sentire la presenza di una forte rete di sostegno. Le donne, inoltre, hanno bisogno di spazi di ascolto, di essere informate sui propri diritti e di essere rassicurate”. Sono le parole di Angela Perna, presidente della Commissione consiliare Pari Opportunità del Comune di Bari.

Un ruolo decisivo per l’applicazione e la diffusione del manifesto spetta anche ai medici e alla Polizia locale. L’obiettivo del manifesto è trasmettere il coraggio di denunciare, come ricordano le promotrici del decalogo tra cui Benedetta Sasanelli del Centro italiano Femminile di Bari: “Questo decalogo informativo contro la violenza di genere è, prima di tutto, un messaggio per lottare contro la paura e la mancanza di accesso alle informazioni, perché queste, in particolare, sono due condizioni che bloccano le vittime di violenza, in qualsiasi ambito”. I punti del Codice rosso prendono spunto dalle norme di legge, ma devono entrare con fermezza in tutti i luoghi del sociale, privati e pubblici. Può capitare che, nonostante i gravi episodi di violenza, proprio le donne non siano ancora a conoscenza delle informazioni necessarie che le tutelano.

Ecco i dieci punti del manifesto “Codice rosso”.

1)  NON SEI SOLA! Non avere paura di chiedere aiuto al:

-1522 numero unico anti-violenza

-112 numero unico di Pronto Intervento

-340 5600875 Associazione Gens Nova OdV

-puoi recarti personalmente in qualsiasi Caserma o Comando delle Forze dell’Ordine che hanno l’obbligo di ricevere la tua denuncia.

2) La violenza punita per Legge è:

  • L’aggressione fisica
  • L’offesa verbale
  • Le minacce
  • Gli atti persecutori (stalking)
  • Le violenze sessuali e le molestie
  • La diffusione di foto e/o video a contenuto pornografico, senza il tuo consenso.

3)  La violenza va sempre denunciata al primo posto di Polizia: entro un anno dal fatto, per la violenza sessuale subita da maggiorenni, entro 6 mesi per stalking e maltrattamenti ed entro 3 mesi in tutti gli altri casi. In caso di aggressione fisica vai in ospedale per il referto.

4) Non esistono limiti di tempo per denunciare la violenza commessa a danno di chi si trova in stato di incapacità e/o particolare vulnerabilità.

5) Hai diritto, se denunci, alla difesa legale gratuita qualunque sia il tuo reddito.

 6) La Magistratura per legge deve intervenire in tempi brevissimi.

7) Nei casi più gravi, tu e i tuoi figli, potete essere ospitati in strutture protette.

8) La legge ti può aiutare anche economicamente.

9) Ricordati che se eri sola quando hai subìto violenza, la tua parola è sempre valida se risponde a verità. Non rischi la calunnia.

10) Dopo un litigio o l’interruzione di una relazione, evita incontri da sola con chi ti ha già aggredita verbalmente e/o fisicamente. La persona violenta difficilmente cambia il suo atteggiamento. Devi denunciare!

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