Blackout: uno spettro per l’America Latina

L’esperienza di blackout elettrici che durano 12-15 ore è quasi quotidiana a Cuba e in Ecuador. Uno spettro che condiziona pesantemente la vita di tutti e che rischia di espandersi in altri Paesi dell’America Latina. Ma ci sono anche esperienze positive e all’avanguardia nel continente Latinoamericano.
Havana, Cuba, dopo il passaggio del Tornado Rafael. (Foto Ansa, EPA/ERNESTO MASTRASCUSA)

Per molti di noi è difficile immaginare cosa significhi vivere senza elettricità per 12 o 15 ore al giorno nel centro di una grande città. Gli studenti sono costretti a fare i compiti a lume di candela e senza accesso a internet, l’intera impalcatura economica viene sconvolta, e le persone con esigenze mediche, come chi necessita di respirazione assistita, affrontano situazioni critiche.

Questa è l’esperienza quotidiana in Ecuador e a Cuba, un chiaro segnale delle difficoltà che la regione latino-americana deve affrontare nella produzione di energia. Nonostante sia stata pioniera nelle energie rinnovabili, la regione subisce pesantemente le conseguenze del cambiamento climatico. Ciò evidenzia la necessità urgente di diversificare le fonti energetiche per superar una fragilità strutturale che rende il sistema vulnerabile a crisi climatiche, economiche e geopolitiche.

La discussione è complessa e ogni Stato sta cercando la propria strada. Ad esempio, El Salvador propone un ritorno all’energia nucleare: pochi giorni fa, il capo della Commissione per l’Energia, Daniel Álvarez, ha affermato in un convegno organizzato in Paraguay: «In sette anni vogliamo avere prima un reattore di ricerca e poi un reattore di energia». Intanto, il Brasile promuove accordi con multinazionali per la produzione di idrogeno verde, in particolare nella regione del Nordest, mentre il Cile esprime grandi dubbi sulla sostenibilità economica di questa produzione. Allo stesso tempo, gli ambientalisti in Perù denunciano l’eccessivo uso di acqua per l’estrazione del litio, che mette in pericolo interi ecosistemi.

Tuttavia, l’America Latina non è solo una regione di problemi: offre anche esempi ispiratori che dimostrano il potenziale di una transizione energetica ben pianificata. L’Uruguay, ad esempio, ha trasformato la propria rete elettrica in meno di un decennio. Oggi, oltre il 90% della sua elettricità proviene da fonti rinnovabili, grazie a politiche coerenti, alleanze pubblico-privato e un quadro normativo chiaro che ha attirato investimenti esteri. Il Cile, invece, ha trasformato il deserto di Atacama in un laboratorio a cielo aperto per l’energia solare: grazie a livelli di radiazione tra i più alti del pianeta, ha costruito un’infrastruttura solare robusta e innovativa. Queste iniziative non sono solo ecologiche, ma generano anche occupazione.

Le crisi energetiche possono diventare catalizzatori per un cambiamento strutturale nella regione. Il percorso richiede diversi passi: ridurre la dipendenza dall’energia idroelettrica e da combustibili fossili investendo in parchi solari, particolarmente nei paesi tropicali con abbondante radiazione solare. Inoltre, è fondamentale valorizzare il potenziale comunitario mediante la creazione di micro-reti e sistemi autonomi, ciò permetterebbe alle comunità rurali e remote di produrre la propria energia, migliorando autonomia e resilienza. Un elemento cruciale per il successo è la cooperazione regionale. La condivisione di risorse, tecnologie e sfide comuni rappresenta una straordinaria opportunità per costruire un modello di collaborazione energetica. Dalla creazione di fondi comuni per progetti alla condivisione delle migliori pratiche, l’integrazione può essere la chiave per un futuro più sostenibile.

I blackout in Ecuador e a Cuba non sono solo segnali di sistemi in crisi, ma un promemoria che il modello energetico attuale dell’America Latina necessita di un cambiamento profondo. Non è solo una questione in una futura agenda, ma una realtà che incide direttamente sulla vita quotidiana delle persone e sull’intera struttura sociale. La sfida ora è accelerare questa trasformazione, sfruttando il potenziale della regione.

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