Insieme per l’Europa: chiamati alla speranza
«L’Europa si sta disintegrando in modo sconvolgente». È il vescovo Christian Krause, già presidente della Federazione Luterana mondiale che senza mezzi termini, in un messaggio video, dà voce alla fase critica che il vecchio continente sta attraversando. Le sue parole hanno fatto risuonare con forza “la chiamata alla speranza” nei 200 appartenenti a 52 Movimenti, Comunità e Organizzazioni di varie tradizioni cristiane, evangelici-luterani, riformati, ortodossi, amici della rete Insieme per l’Europa (IpE) convenuti tra fine ottobre e inizio di novembre nei pressi di Graz (Austria) da 19 Paesi dell’Est e Ovest Europa per il loro incontro annuale che aveva proprio per titolo Call to hope.
Non un convegno con carrellate di esperti, ma dove tutti – vescovi di diverse Chiese e politici, laici impegnati nei più diversi campi del sociale – sono stati protagonisti per la ricca condivisione dei propri carismi, esperienze, progetti. Cade quest’anno il 25^ anniversario di IpE. È stato importante riscoprirne la storia, il filo d’oro tracciato in questi anni in attuazione dell’obiettivo per cui questa rete è nata: dare un’anima all’Europa.
Significativo l’emergere della radice in un evento che ha segnato un passo storico nella non facile impresa dell’unità visibile dei cristiani. 31/10/1999, Augsburg (Germania): firma congiunta cattolico-luterana della Dichiarazione sulla giustificazione che sanava una profonda spaccatura tra le due Chiese da oltre 500 anni.
Lo stesso giorno a Ottmaring, il primo incontro tra Chiara Lubich, Andrea Riccardi, altri fondatori di movimenti e comunità cattoliche italiane ed evangelico-luterane tedesche, decisi a camminare insieme. Quel 31/10/1999 segna la data della nascita dell’Insieme. Progressiva la consapevolezza che la separazione delle Chiese ha effetti devastanti sulla credibilità dei cristiani e l’urgenza di superare ingiustizie e ferite inferte reciprocamente.
Perdono richiesto e accordato tra cattolici e luterani, l’anno seguente. Perdono che, come ha detto il pastore evangelico Thomas Romer, testimone degli inizi, «non cambia la storia, ma neutralizza il veleno della divisione». «Mai vissuto un’ora così», testimonia Gerard Pross, evangelico (CVJM Esslingen) nel tracciare questo cammino.
Sino ad arrivare al dicembre 2001 a Monaco al patto di amore scambievole nella chiesa luterana di Monaco gremita da oltre 5mila persone. Ne sarà il fondamento. Un patto che si ripete ad ogni nuovo incontro europeo di IpE che negli anni ha raggiunto 300 Movimenti, Comunità e organizzazioni di un’Europa dall’Atlantico agli Urali.
Sin da allora, anche in seguito al riconoscimento di papa Wojtyla allo storico grande primo incontro dei Movimenti e comunità cattoliche in piazza s. Pietro del 1998, si è preso coscienza che ogni movimento e comunità è nata da un impulso dello Spirito Santo, da un carisma. Era un pensiero nuovo. Lì si è compreso come «questi carismi possono diventare un’orchestra», «ambasciatori di riconciliazione», «sorgenti e fiumi che si uniscono per riversarla sull’Europa».
In più tonalità è stato evidenziato quanto, in questa impresa, «è indispensabile quell’amore portato da Gesù, perché attira la sua stessa presenza». Un’esperienza viva a Graz. Qui Jesus Moran, co-presidente dei Focolari, ha richiamato le parole profetiche di Chiara Lubich: «è una testimonianza che splenderà di nuova forza e potenza e di conseguenza concorrerà ad attuare quel disegno di Dio nell’orizzonte di una sola famiglia umana».
È stato rinnovato l’impegno di intensificare la collaborazione sui 7 sì definiti sin dal 2007, tra cui vita e famiglia, pace, ecologia, solidarietà con i poveri. E in vista di eventi che richiamano fortemente ad accelerare il cammino verso la piena unità visibile dei cristiani. Citiamo, solo nel 2025, i 1700 anni dal Concilio di Nicea quando i cristiani erano ancora uniti. Già si prospetta un grande evento nel 2027 per dare visibilità a questa testimonianza di unità così urgente nell’attuale ora buia di frammentazione, violenza, conflitti non solo in Europa, ma nel mondo.
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