Valencia, la vita dopo l’alluvione
Vivo tutto con tanta pace
Ti aggiorno della nostra situazione. Tantissimi sono gli aiuti durante questi giorni.
Abbiamo terminato di pulire la casa e ora è del tutto abitabile. Poi, la Providenza non si è fatta aspettare e fra poco ci arriveranno alcuni elettrodomestici per fare una vita quasi normale. L’università ha sospeso le lezioni per tutta la settimana e così non dovrò preoccuparmi di ciò. D’altra parte hanno telefonato dalla scuola dei bambini per dirci che le lezioni riprenderanno dopodomani, e invitano il più piccolo a restare per il pranzo ogni giorno. E poi verranno loro a prenderli, così che non dovremmo portarli noi.
Come hai visto dalle immagini che hanno girato il modo, il panorama è dantesco. Il nostro quartiere è una delle aree meno colpite, comunque ci sono stati 4 morti. Uno di loro fino a ieri, dopo 3 giorni, non era stato ancora prelevato. Ci sono cimiteri di auto dappertutto. Davanti a casa mia ogni mattino vedo passare volontari, ognuno con una scopa, in cammino verso le popolazioni in una situazione più compromessa. Il vicino dietro casa nostra è piuttosto sconvolto. Se la prende con ogni macchina che passa davanti alla sua porta; se poi qualcuno si offre di aiutarlo, non fa altro che protestare. Non ci voleva lasciare togliere il fango del nostro garage perché sarebbe finito accanto alla sua casa.
Sono queste situazioni estreme che richiedono tanta pazienza. Dice mia moglie, e ha tanta ragione, che anche io non sono di solito tanto gentile, ma per grazia di Dio, ora lo vivo tutto così come si va presentando e con tanta pace.
Siamo un popolo unito e solidale
Giornata durissima e lunghissima. Siamo usciti da Madrid alle 5 del mattino in convoglio con 12 4×4. Portavamo forniture mediche, medicine, pale, picconi, razioni alimentari militari, gruppi elettrogeni… Arrivati qua, ci aspettava il personale della Protezione civile del Comune con l’incarico di spostare le auto da un’intera piazza e allestire un ospedale da campo. Le persone continuano ad avere emergenze mediche quotidiane e il trasferimento verso ospedali continua a essere irrealizzabile. Anche se alcune strade cominciano a sgombrarsi, mucchi di auto, immondizia e rottami metallici infestano angoli, rotatorie e incroci. Durante la giornata siamo riusciti a:
1) Trasferire un paziente gravemente malato con cancrena al piede sinistro scortato dalla polizia. Non abbiamo avuto poi notizie, ma sembra che ci fosse ancora una possibilità di salvargli il piede.
2) Svuotare 3 garage e trainare con tutti i nostri veicoli almeno 65 auto per disabili, in modo da sgombrare le strade e facilitare le attività di pulizia e la circolazione dei mezzi di soccorso.
3) Aiutare il 4° reggimento corazzato di Saragozza nel drenaggio dell’acqua e nella distribuzione dei pasti individuali.
4) Pulire la piazza principale di Alfafar e a fornire cibo caldo preparato dal team di Central World Kitchen, dello chef José Andrés, a uno degli stand di distribuzione alimentare per anziani e persone vulnerabili (oggi c’era pollo in umido e lenticchie!).
5) Portare forniture di emergenza, insulina, eparina, forniture traumatologiche e attrezzature per terapia intensiva in un punto della piazza che è stato pulito dai vicini per questo scopo.
6) Costruire l’ospedale da campo. Si prevede che da domani le persone si recheranno qui con bisogni urgenti e non urgenti. Grazie a tutto il materiale acquistato e donato, sarà possibile istituire un punto da dove dispensare farmaci a discrezione dei medici volontari che si sono trasferiti con noi (5 generalisti, 4 infermieri, 2 tecnici e 1 rianimatore).
In futuro, nessuno potrà mai dire che questo è un popolo distrutto. Siamo un popolo unito, solidale, pieno di speranza, forte, coraggioso e determinato ad andare avanti nonostante tutto, nonostante i politici. Pregate per noi, per favore.