Quell’articolo che ci ha cambiato la vita

Ci si chiede come la lettura di un articolo all’interno di un mensile come la rivista Città Nuova possa far cambiare delle persone. Eppure questo è proprio accaduto ad una coppia di miei amici, Gustav e Miriam, che hanno voluto raccontarmi la loro storia.
Un'immagine rilasciata dall'ufficio stampa dell'Unicef, Kiev, 12 maggio 2022. Foto: ANSA/US UNICEF

Questo il racconto di Gustav:

Era una sera dei primi giorni di marzo 2022. Dopocena, con la tavola ancora apparecchiata, si parlava del più e del meno. C’erano i miei genitori e i miei suoceri che abitano con noi in una casetta a due piani, un po’ fuori Parma, con un orto e un giardino, gioia dei nostri tre bambini di varie età.

Allora la più piccola aveva tre anni e gli altri 9 e 7 anni. Miriam, a un certo punto, va a prendere una rivista, Città Nuova, e ci legge un pezzo di un articolo di Sara Fornaro: “Gestire i conflitti”. «Fare dei conflitti un trampolino per un salto di qualità affinché in famiglia, giovani e adulti, siano aiutati a ben abitare la propria città diventando i co-costruttori di un mondo tanto più felice quanto più umano». Ci dice con la sua voce delicata che quelle parole le avevano fatto nascere il desiderio di ospitare due dei 1.000 bambini ucraini arrivati a Parma!

La guardo pensando che scherzasse, ma mi accorgo che è seria e determinata. «Tu sei semplicemente matta», riesco a dire senza urlare. Sento però, che mi stanno salendo parole di troppo e tanta rabbia. Sto per esplodere quando mia mamma mi mette improvvisamente una mano sul braccio per calmarmi!

«La mia risposta è comunque no: siamo già in 9 e non riesco proprio a capire come ti sia venuta in mente un’idea del genere! Tu sai com’è difficile andare avanti, lavoriamo tanto e racimoliamo pochi soldi». Ad un certo punto ognuno dice la sua. Incomincia la piccola: quando ne avevano parlato in TV, lei aveva subito pensato che era bello poter avere alcuni bimbi in casa per giocarci insieme. Anche gli altri due miei figli sono favorevoli e pensano addirittura a dei letti a castello da mettere nella loro camera. Per non parlare poi dei quattro anziani che si rendono disponibili anche a ritornare a lavorare…

«Questa è proprio diventata una casa di matti e io vado al bar dai miei amici»,  grido prendendo su la giacca. È tardi quando rientro. Sembra che tutti siano andati a letto, ma trovo ancora Miriam che sta sfornando una torta.

Le dico: «Prepari già il dolce per i piccoli Ucraini?». «No, è quello che piace a te. Volevo dirti che se non sei d’accordo, anche se a malincuore, rinuncio».

La guardo e intanto penso. Io e lei siamo polacchi, eravamo poverissimi! Nel 2018 siamo arrivati in Emilia portandoci dietro i nostri genitori: quanta gente ci ha aiutato, anche la coppia che ci ha mostrato amicizia e ci ha abbonato a Città Nuovaper farci sentire a casa”. Poi è arrivato il Covid, una tempesta terribile, ma ci siamo salvati!

Io e Miriam ci abbracciamo, ma rimango a dormire, cioè a non dormire sulla veranda. Guardo le stelle, penso a me quando ero bambino, a Dio. Non mi ricordo nessuna preghiera, ma Lo sento vicino… Quanto tempo è passato!

Sto vivendo un periodo duro al lavoro: mando avanti un’officina da solo e non ce la faccio più. Che marito, che padre sono? Sono egoista, in crisi, introverso, l’esatto contrario di Miriam! E se avesse ragione lei? Se degli sconosciuti non ci avessero offerto una mano non ce l’avremmo mai fatta.

L’indomani andiamo insieme in Comune a dare la nostra disponibilità. 15 giorni dopo arrivano due fratellini, un maschietto e una femminuccia, quasi coetanei dei nostri! Si tenevano sempre per mano… In quel momento ho capito che la compassione è importante perché ti lega agli altri, ti fa sentire parte dell’umanità. Non mi sentivo pronto a provare un amore così grande per degli estranei, eppure è successo proprio a me!

«L’arrivo degli altri nostri due figli… ucraini – racconta Miriam – ha segnato una svolta nella loro vita, ma anche in quella di ciascuno di noi. Se decidi di aprire la porta di casa in quel momento devi aprire anche il cuore per fare spazio all’altro. Tutti siamo cambiati, anche i rapporti tra noi non sono più quelli di prima.

Quel trampolino indicato da Sara Fornaro, aspettava ciascuno di noi per un salto non nel vuoto, ma nella comprensione, nel guardarsi spesso negli occhi, nel fare spazio nell’armadio, nei cassetti. Noi donne vendiamo specialità dolci e salate e le ordinazioni aumentano ogni giorno. Facciamo marmellate e liquori con i prodotti del nostro orto. Mio padre e mio suocero, invece, aiutano Gustav in officina e gli affari ora vanno bene perché il carico di lavoro non è più tutto sulle spalle di mio marito.

Questi due bimbi sono stati una benedizione, l’amore è una benedizione. Anche loro sono sereni e si trovano bene con i loro tre fratelli acquisiti, si aiutano nei compiti, hanno imparato l’italiano, ma ci hanno insegnato ricette, modi di dire, di pregare, di far festa.

Siamo tutti più felici, anche Gustav. La nostra, un tempo era una casa grande, con tante stanze e tanto spazio, ma spesso silenziosa come se ciascuno vivesse per sé; ora è una grande casa perché ci si ascolta, si collabora, regna tanto amore.

Non è stato facile accogliere il consiglio di Sara Fornaro, né forse lei avrebbe mai immaginato che qualcuno lo prendesse così alla lettera, eppure è accaduto a noi, ma è successo o succederà ad altri. “Siamo diventati costruttori di un angolo di mondo tanto più felice quanto più umano” Grazie!».

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