Granata: un lavoro di piazza, un lavoro di popolo

Elena Granata, vicepresidente del Comitato Scientifico e Organizzatore, è intervenuta alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia.
Elena Granata (foto Settimane Sociali)

«Esattamente un anno fa, scrivendo il Documento preparatorio alla Settimana sociale, decidemmo concordi che non avremmo raccontato quello che manca a questo Paese. Quello che manca alla vita pubblica e civile (che pure vediamo), l’Italia dei “senza”: senza cittadini, senza abitanti, senza medici, senza fedeli, senza lavoratori, senza figli. Senza. Decidemmo concordi che ci saremmo invece dedicati a mettere a fuoco l’Italia che c’è, che partecipa, che innova, che rischia, quella che “sta nel mezzo”. Scrivevamo: “Possiamo dispiacerci della mancata partecipazione, del non voto, della fuga dalle chiese, del disinteresse per molti temi sociali e politici, cercando di riportare – impresa impossibile – le persone a fare le cose che un tempo facevano spontaneamente. Oppure possiamo provare a comprendere che cosa desiderano, cosa cercano, lungo quali sentieri stanno camminando le donne e gli uomini di questo Paese. Riconoscere il protagonismo di tanti cittadini che si stanno rimboccando le maniche, ma che forse abbiamo perso di vista. Se leggiamo con sguardo sapienziale quello che si muove nel tessuto sociale, possiamo scorgere tante energie positive ed esperienze innovative».

Con queste parole Elena Granata, vicepresidente del Comitato Scientifico e Organizzatore, ha iniziato il suo intervento alla cerimonia di apertura della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Un intervento incentrato sul tema dello sguardo da avere sul presente per coglierne i fermenti costruttivi – Granata ha citato la crescente partecipazione delle donne alla vita pubblica, quella dei giovani alle questioni ambientali e al dibattito sulla conciliazione tra lavoro e vita privata, le reti di cittadinanza attiva a livello locale – ma anche le criticità, in particolare riconoscendo come «la sfera pubblica e la politica si stiano impoverendo e svuotando di senso.  Una distanza dalla vita pubblica che non si può imputare solo a scelte personali o al solito luogo comune che siamo tutti più individualisti ma nasce da un profondo processo di privatizzazione degli spazi pubblici (ridotti a spazio di consumo) che in pochi decenni ha ridotto le occasioni – e l’attitudine – al contatto tra le persone. C’è un’immensa provincia italiana che vive fuori dai radar e di cui non si parla mai, che preferisce sparire piuttosto che reagire, che naufraga nel vuoto dei bisogni e della propria solitudine. Per questo la Settimana sociale sarà soprattutto un’esperienza di piazza, di piazze».

Di qui quindi l’esigenza di capire che cosa significhi partecipazione, le ragioni che stanno dietro a questa partecipazione o viceversa alla sua mancanza, guardando anche a figure come Franco Basaglia e Danilo Dolci, di cui ricorre il centenario, che hanno saputo includere.

E qui, osserva Granata, sta il «paradossale destino della partecipazione, per cui più essa si fa inclusiva, complessa, onesta, più risulta, di fatto, incapace di arrivare a una sintesi condivisa. La fatica di elaborare proposte e visioni induce molti più che alla partecipazione (come l’abbiamo sempre intesa) a spendersi in azioni concrete. Perché è in questa dimensione del fare e dell’agire che è più facile sperimentare la gratificazione di un qualche risultato in tempi ragionevoli».

Granata ha toccato molti altri temi nel suo intervento: è disponibile in forma integrale sul sito delle Settimane Sociali.

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