Nuovi stili di vita, intervista ad Adriano Sella

Adriano Sella, originario di Vicenza, è un missionario laico, promotore di nuovi stili di vita, giustizia e pace. Ha lavorato per anni nell’Amazzonia brasiliana, dove è stato coordinatore della Commissione Giustizia e Pace e della Pastorali Sociali della Conferenza Episcopale del Nord II del Brasile, accompagnando e sostenendo anche l’impegno delle comunità ecclesiali di base e dei movimenti sociali. Ha conseguito la licenza di Teologia Morale e ha insegnato in alcuni istituti teologici in Amazzonia (Brasile), soprattutto sul versante sociale dell’Etica Teologica. È scrittore di molti libri e articoli, in Italia e anche in Brasile.
I “Nuovi stili di vita” sono tanti, innumerevoli, letteralmente, non enumerabili. Proviamo ad elencarne almeno i principali.
“Nuovi stili di vita” sono tutte le buone pratiche da mettere in atto oggi per realizzare il cambiamento. Ho costruito il progetto dei nuovi stili di vita intorno a cinque “rapporti”: cinque come le dita della mano (cfr. La Miniguida dei nuovi stili di vita ) :
1) Nuovo rapporto con le cose: oggi siamo arrivati ad essere schiavi delle cose da possedere. Le cose dovrebbero essere al nostro servizio, mentre siamo noi oggi al servizio delle “cose”.
2) Nuovo rapporto con le persone: relazioni sociali, umane, ecologiche ecc. Il cambiamento consiste nel restituire priorità alle relazioni, riscoprire anche il valore del saluto, dell’abbraccio, del silenzio per ascoltare l’altro.
3) Nuovo rapporto con l’ambiente, con la natura. Sappiamo di aver trattato male la natura, averla aggredita, mercificata, inquinata. C’è da attuare nuove pratiche nel rapporto con la natura. La prima cosa che incontriamo, appena svegli al mattino, ad esempio, è l’acqua: impariamo a trattare bene l’acqua, a non sprecarla, a non inquinarla. C’è poi la pletora dei rifiuti da cercare di ridurre all’indispensabile, da avviare al recupero ed al riciclo con la raccolta differenziata.
4) Nuovo rapporto con gli altri popoli, con il mondo. Nel “villaggio globale” abbiamo rapporti quotidiani con tutto il mondo con gente di tutti i popoli, di tutte le religioni. Dobbiamo costruire rapporti di fraternità, di accoglienza con gli altri come ci dice anche l’enciclica Fratelli tutti.
5) Nuovo rapporto con Dio: la tendenza alla mercificazione sta paradossalmente rendendo merce anche Dio, ne fa una “cosa“ da usare quando ne abbiamo bisogno. Riscoprire un autentico rapporto con l’Eterno, riscoprire Dio amore, riscoprire l’autentico cristianesimo partendo dall’amore infinito del Padre.
Crede che stili di vita “nuovi” nascano dalla fede, o possano invece avvicinare l’uomo alla fede?
La cosa è reciproca: la fede induce il cristiano alla “conversione ecologica”, ma sono spesso le condizioni oggettive del mondo, il “grido della terra”, che ci inducono a cambiare, ci ispirano a seguire le buone pratiche. Ho sperimentato, come missionario in Amazzonia che il grido dei poveri ci inchioda, ci apre gli occhi, ci induce inesorabilmente a cambiare le nostre abitudini di vita.
Lei è il fondatore del Movimento Gocce di Giustizia. In breve, di cosa si tratta? Che rapporti ha col Movimento Nuovi Stili di Vita?
Sono tornato dall’Amazzonia innamorato della giustizia sociale e nel 1995 ho fondato ”Gocce di giustizia”, movimento votato semplicemente alla giustizia sociale. Il movimento Nuovi Stili di Vita è nato da Gocce di Giustizia, e si è espanso in tutta Italia con diverse “reti”, la Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita che mette insieme attualmente cento Diocesi attraverso le attività di vari uffici pastorali diversificati.
Come Rete siete nati nel 2007, ben prima della enciclica “Laudato sì ”: che relazione ha la rete (o il movimento) con la grande enciclica sociale del Papa?
Un rapporto strettissimo! Sapevamo dall’allora Pontificio Consiglio per la Giustizia e per la Pace, che il papa stesse preparando un’enciclica su questi temi; ma quando l’abbiamo presa in mano abbiamo gioito, entusiasti per il fatto che il Papa avesse scritto molte delle cose che noi stessi già andavamo sostenendo. L’enciclica ha dato un grande impulso ed una legittimazione al nostro lavoro ed alla nostra azione.
Come è percepita dalle giovani generazioni la proposta di stili di vita “nuovi”, sobri, controcorrente? come è percepita la rinuncia ai consumi, al mondo dorato ed accattivante del web e dei social media?
Vado molto nelle scuole e colgo, da parte dei giovani, un bisogno di cambiamento; basta poco a suscitare la loro voglia di cambiamento. Ma l’approccio dei giovani è esperienziale: loro non capiscono l’enunciazione di grandi principi, quello che li muove sono le esperienze di nuovi stili di vita. Io parlo loro di “sobrietà felice”: non di una dolorosa rinuncia ai beni, ma di riscoprire l’essenziale delle cose. A questo i giovani credono. Li vedo molto attenti quando parlo loro, ad esempio, della bellezza delle relazioni, della ricchezza che le relazioni inducono che il possesso delle cose non riuscirà mai ad indurre.
Il cambiamento dal basso significa solamente un cambiamento a livello personale?
Il cambiamento non arriva dall’alto, dalla politica dai governi: fu San Giovanni Paolo II a capirlo durante il suo pontificato quando cominciò, proprio parlando ai giovani, ad esortarli un cambiamento “dal basso”, cominciando da sé, coinvolgendo poi il proprio gruppo, la famiglia, la comunità. E quindi il cambiamento ha tre livelli: personale, comunitario e istituzionale. Ossia dal basso verso l’alto, riscattando la migliore politica.
Voi collaborate con altri movimenti di giustizia sociale, di protezione dell’ambiente?
Si, con molti altri movimenti; non c’è solo la “rete interdiocesana” ma una “Rete Italiana per i nuovi stili di vita”, che riunisce gruppi della società civile. Ma collaboriamo anche con realtà di ispirazione cristiana come il movimento Laudato si’ o Economy of Francesco, sia con realtà laiche come Libera, Slow food o Legambiente. Queste collaborazioni sono importanti perché ognuna ha il suo stile, la sua peculiarità e collaborando ci si arricchisce reciprocamente.
Quali sono gli eventi più importanti che la Rete ha organizzato, promosso, fatto nascere fino ad oggi?
Più che far nascere eventi siamo riusciti ad inserire nei grandi eventi ecclesiali, ambiti esperienziali: accanto alle relazioni, alle conferenze, alle lezioni frontali inserire il racconto di buone pratiche di vita. Alle settimane sociali di Taranto è stata istituita una sessione apposita; a Trieste è stato fatto di più, sono state istituite le “piazze delle buone pratiche”, coinvolgendo 90 gruppi ed associazioni che hanno donato la loro esperienza di buone pratiche vissute. La seconda nostra realizzazione cui abbiamo molto lavorato è stata per noi contribuire a a far entrare nella chiesa italiana il principio del fare alleanze non solo “ad intra” ma anche con realtà della società civile. Ossia agire in rete.
Quali sono gli strumenti attraverso cui poi diffondete la pratica dei nuovi stili di vita?
Abbiamo i siti www.goccedigiustizia.it e www.reteinterdiocesana.wordpress.com, www.nuovistilidivitaitalia.wordpress.com e il blog https://contemplazionemissione.org e poi i libri. Sono autore di una trentina di titoli, dalla ” Mini guida ai nuovi stili di vita”, un classico che ha avuto molte ristampe, a libri per bambini molto semplici ed intuitivi, ad una guida quotidiana agli stili di vita che accompagna il lettore a scoprire i nuovi stili di vita lungo tutta la giornata. Ho scritto una guida agli stili di vita alla luce della “Fratelli Tutti” ed una secondo la “Laudato si’”.
Non abbiamo parlato di gioco d’azzardo…
Il gioco d’azzardo ci riguarda, e riguarda molto i nuovi stili di vita. Noi organizziamo “laboratori interattivi”, e uno di questi riguarda proprio il gioco d’azzardo: non basta la denuncia dei pericoli legati all’azzardo, ma combattiamo l’azzardo con la proposta alternativa di buone pratiche di vita. Dalle settimane sociali di Trieste sono nate le “piazze delle buone pratiche”, sedi ideali per testimoniare in pubblico le buone pratiche. Testimoniare buone pratiche vissute attrae, induce motivazione e soprattutto genera la speranza…